Giovanni Castellucci parlerà in aula il 26 marzo: lo hanno comunicato gli avvocati degli imputati del processo Morandi nello stilare il calendario delle dichiarazini spontanee che saranno effettuate in aula. L'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia parlerà nella seconda parte dell'udienza, impossibile per ora prevedere quanto tempo dureranno le sue dichiarazioni e ovviamente su cosa verterà il suo intervento.
La novità è che martedì 25 parlerà anche l'altro imputato importante del processo, l'architetto Michele Donferri Mitelli, direttore centrale maintenance e investimenti esercizio Aspi.
Le dichiarazioni spontanee , che saranno in tutto 14, inizieranno fra una settimana, martedì prossimo, 18 marzo.
Ecco il calendario completo:
Martedì 18 ci saranno Paolo Agnese, responsabile ufficio tecnico direzione 1° tronco Aspi, (dovrebbe parlare un'ora), Luca Frazzica, responsabile ufficio coordinamento opere strutturali Aspi (un'ora), Matteo De Santis, responsabile ufficio progettazione, sorveglianza opere strutturali e gallerie Aspi, (mezz'ora).
Mercoledì 19, Giampaolo Nebbia, responsabile ufficio funzione centrale e servizi esercizio Spea,
(tre quarti d'ora), Alessandro Melegari, direttore 1° tronco Aspi (mezz'ora) e Claudio Bandini, responsabile ufficio tecnico-progettuale Aspu, (dieci minuti)
Lunedì 24, Massimo Meliani, responsabile ufficio opere d’arte direzione 1°, 2°, 3° e 9° tronco Aspi, (tre quarti d'ora) e Paolo Berti, direttore centrale operazioni Aspi, anche lui tre quarti d'ora.
Martedì 25, Donferri Mitelli (un'ora), Riccardo Mollo, direttore generale di Aspi (due o tre ore) e Roberto Ferrazza, provveditore alle opere pubbliche di Liguria e Piemonte, (due ore)
Mercoledì 26, Lucio Ferretti Torricelli, responsabile opere d’arte Spea (dieci minuti), Massimiliano Giacobbi, responsabile divisione esercizio e nuove attività Spea, (un'ora) e Castellucci per il resto dell'udienza.
I giudici alla fine hanno deciso di non richiamare i periti del tribunale evidentemente perchè quanto è emerso nella fase tecnica è ritenuto sufficiente per capire perchè il viadotto Morandi è crollato e se chi doveva controllarlo ha fatto il possibile per evitare la tragedia.
Lo ha comunicato all'apertura dell'udienza il presidente del collegio Paolo Lepri. Dunque da martedì prossimo si passa alle dichiarazioni spontanee degli imputati, come si auspicavano i familiari delle vittime che temevano che l'apertura di un ulteriore confronto tecnico fra periti e consulenti potesse fare allungare il processo di altre settimane.
I pm Cotugno e Airoldi stamane hanno preannunciato che depositeranno la memoria conclusiva che condensa quanto è avvenuto nelle udienze: partita da 2500 pagine, il dossier dell'accusa redatto soprattutto dal pm Massimo Terrile, nel frattempo andato in pensione, ma rimasto in veste di consulente, è oggi lievitato a 5 mila pagina.
Cronistoria
Ecco come quali erano le possibilità prima della svolta annunciata stamani dal giudice Lepri.
Riascoltare subito i periti del tribunale, e forse anche i consulenti degli imputati o partire dalle dichiarazioni spontanee degli stessi fra cui quello più atteso, l''ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci.
Un maxi processo complicatissimo
E' la decisione non facile che dovranno sciogliere i tre giudici (Lepri, Baldini e Polidori, nella foto) del processo per il crollo del ponte Morandi nell'udienza di martedì 11 marzo in cui si dovrà decidere il calendario delle udienze delle prossime settimane. Quelllo del Morandi è uno dei processo più complicati per il numero delle persone coinvolte (43 vittime, 58 imputati e moltissime parti civili) e per il tipo di reati, colposi, i più difficili da disagnosticare.
Non ci dovrebbe essere una nuova pausa
Quasi certamente è stata scartata l'ipotesi, che aveva innescato subito delle polemiche da parte dei familiari delle vittime per il possibile allungamento dei tempi, di prendere una pausa per dare modo ai periti di prepararsi alle nuove domande.
Nelle scorse udienze hanno parlato i consulenti degli imputati di Autostrade per l'Italia, fra cui l'ingegnere De Luca che ha detto che i calcoli prima del crollo dicevano che il viadotto Polcevera era sicuro, precisando che il peso del ponte e dei veicoli potevano gravare sullo strallo sino a 2600 tonnellate mentre solo i cavi primari avevano capacità di tenere, secondo le normative, 5400 tonnellate, che salivano a 8 mila con i cavi secondari.
Consulenti imputati: Vizio occulto non diagnosticabile
"Dunque discutere se il ponte fosse rischioso con una corrosione del 20%, quanto ne era stata calcolata prima di avviare il progetto di retrofitting non è significativo" ha riferito l'ingegnere visto che Morandi, consapevole dei punti deboli del progetto aveva messo più del doppio di acciaio di quello che poteva servire per il prevedibile degrado dell'usura nel tempo. Per i consulenti degli imputati il vizio di costruzione occulto riscontrato nella sommità della pila 9, causa del crollo, non era intercettabile prima della tragedia perchè molto addentro lo strallo di cemento armato che nascondeva la corrosione dei cavi di acciaio.