Cronaca

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Padre Tarasenko, cappellano della chiesa cattolica di rito bizantino di Santo Stefano a Genova: "Sempre vicino alla nostra comunità con aiuti e con la spiritualità. Ci ha insegnato ad ascoltare e uscire dalle chiese"
2 minuti e 45 secondi di lettura
di Michele Varì

"Ieri mentre nella chiesa celebravamo una messa per i defunti uno dei fedeli si è avvicinato, ho capito subito che era successo qualcosa di eccezionale, mi ha passato il cellulare e mi ha fatto vedere la notizia della morte del Papa. All'inizio della celebrazione avevo parlato del Papa come una persona viva, e invece dopo ho dovuto ricordarlo come una persona salita sui cieli".

"Continuerà il suo pellegrinaggio nei cieli"

Racconta così padre Vitality Tarasenko, cappellano della chiesa cattolica di rito bizantino di Santo Stefano che riunisce la comunità ucraina di Genova, il momento in cui ha appreso la morte del Papa: "Questa celebrazione pasquale è stata di speranza, perché il Papa ha vissuto tutta la sua vita nella speranza, in questo anno del giubileo come pellegrino della speranza ha lasciato questa terra e continuato il suo pellegrinaggio sino ai cieli".

"Sempre vicino all'Ucraina"

Un Papa sempre molto vicino all'Ucraina: "Per il nostro popolo il Papa nei momenti difficili della sofferenza e della nostra via Crucis ci è sempre stato vicino, già nel 2016 lo ricordiamo che ha fatto una colletta cattolica in tutto il mondo per aiutare l'Ucraina raccogliendo milioni e milioni di euro per sostenere il popolo sofferente, non dimentichiamo che nei primi giorni di questa invasione è andato al consolato russo per chiedere di fermare la guerra. Il Papa ha fatto tanto e forse più di tutti gli altri Papi per gli aiuti umanitari al nostro popolo, tutte le settimane i camion per gli aiuti umanitari partivano da Roma per andare in Ucraina, tante ambulanze, medicinali tanti incontri anche con i nostri militari, le vedove, gli orfani. Tanto lavoro fatto anche per liberare i prigionieri. Questo veramente fa capire che il Papa era molto umano, vicino soprattutto al popolo sofferente. Ci ha dato tanto l'esempio dell'ascolto".

"Mi ha insegnato a uscire dalla chiesa"

Un esempio che Tarasenko ha fatto anche suo: "Ricordo i primi tempi dell'emergenza della guerra che su questo piazzale c'erano tanti profughi e io ero in chiesa. Aspettavo per parlare e pregare insieme, ma non c'era nessuno. Invece sul piazzale c'erano tante persone. Allora cosa ho fatto? Quello che dice il Papa, la chiesa deve uscire. Sono uscito fuori dalla chiesa e mi sono seduto sulla scalinata della abbazia e le persone si sono avvicinate. È stata un'esperienza veramente bellissima perché i bambini, adulti, erano vicini a mangiare, a parlare, a chiacchierare e anche a pregare. Essere vicini al popolo. Dico, non è molto facile perché quando sei dentro la chiesa ti sembra di essere protetto e invece quando sei fuori sei come gli altri e vivi la loro vita. Questo è bello che il Papa ha cercato di dire anche a noi sacerdoti, di essere con il popolo e di essere vicino al popolo e far parte del popolo. La chiesa che cammina con il popolo, con il popolo sofferente, non può isolarsi, non può stare accanto e osservare".

Rivoluzionario? No, evoluzionario

Alla domanda se Francesco è stato un Papa rivoluzionario, Vitality risponde:

"Perché rivoluzionario? Diciamo evoluzionario. Lui era nel tempo giusto, nel luogo giusto, con le persone giuste e ha risposto in modo giusto come deve essere la chiesa di oggi. È stata un'evoluzione".

Non ci richiuderemo nel tempio

Ora non si rischia di tornare indietro?

"Non dovrebbe tornare indietro. Qual è il motivo? Chiudersi nel tempio e chiudere le porte? Dove andremmo?"