Venti giorni dopo l'ultima udienza torna alle 11 di oggi, martedì 29 aprile, il processo per la tragedia di ponte Morandi costata la vita a 43 persone con il deposito della memoria dei pubblici ministeri Terrile (nel frattempo andato in pensione) Cotugno e Airoldi, un dossier che da 2700 pagine è lievitato a seimila pagine. Dopo nuovo stop sino a giugno o luglio quando inizierà la discussione e la requisitoria in cui i magistrati chiederanno le eventuali condanne dei 58 imputati. La sentenza potrebbe arrivare nei primi mesi del prossimo anno.
Caruso: "Ecco perché imputati vanno condannati"
L'avvocato del Comitato familiari vittime del Morandi Raffaele Caruso dopo avere fatto i complimenti al collegio dei giudici, Lepri, Polidori e Baldini, per i lavoro svolto in un processo così complicato e delicato, ha sintetizzato i momenti più importanti dei due anni e mezzo di udienze e svela perché a suo avviso gli imputati andrebbero condannati.
Sistemate solo due pile su tre
"Dal dibattimento - ha spiegato Caruso - è emerso che nel 1991 era stata scoperta nella sommità della pila 11 una cavità che aveva determinato corrosione e rottura dei cavi primari e secondari che reggevano il ponte, si era interviene immediatamente con un restauro radicale e la sostituzione dei cavi interni con cavi esterni, sulla pila 10 si è poi rinvenuto un problema analogo che aveva portato a un intervento di minor portata ma significativo, installando delle enormi placche di acciaio che sorreggono la pila. Sulla pila 9 invece non è stato fatto nessun intervento nonostante le pile fossero gemelle e quindi fosse assolutamente prevedibile che ci potessero essere problemi analoghi, di cavità di iniezione che avevano determinato la corrosione"
Controlli svolti con prove inadeguate
Caruso spiega anche perché non viene fatto nulla sulla pila 9: "Si è intuito che c'era un affidamento totale a un sistema di controllo alle prove riflettometriche, però bandite dalla comunità scientifica, prove che non permettevano possibilità di verifica perché il suo algoritmo è segreto e non è verificabile. Con quei controlli si era formulata una diagnosi di buona salute del ponte mentre in realtà non era così".
Nel 2015 emerse corrosione
Per l'avvocato i problemi sulla pila 9 sarebbero stati facilmente riscontrabili "con controlli minimamente distruttivi come delle endoscopie e i carotaggi che avrebbero fatto emergere gravi anomalie a fronte delle quali, come dicono i periti, o si andava a vedere le condizioni primari o si va a chiudere il ponte. Nel 2015 inoltre alcuni carotaggi fecero scoprire dei cavi secondari corrosi, questo era un elemento di allarme più che sufficiente per procedere alla radicale ristrutturazione che poi viene programmata anche se poi arriverà tardi".
Difesa imputati: Difetto occultato
Per gli avvocati delle difese dei 58 imputati l'anomalia che ha provocato il crollo non era intercettabile in quanto indotta da un difetto di costruzione che era stato tenuto nascosto dai costruttori.
Quattro imputati in galera per la tragedia di Avellino
Il processo riprende anche con la tristezza per la perdita della libertà di quattro imputati nel frattempo andati in galera per la condanna definitiva per l'altro grande processo per la tragedia del bus precipitato nel 2013 da un viadotto dell'autostrada di Avellino e costato la vita a 40 persone: in prigione ci sono Giovanni Castellucci, l'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, condannato a sei anni, l'ex numero due di Aspi, Paolo Berti, condannato a 5 anni, l'ex direttore generale Riccardo Mollo, che dovrà scontare 6 anni, e Michele Renzi, direttore di tronco condannato a 5 anni.