GENOVA -"Si stanno smantellando tutte le normative anti mafia istituite con il sacrificio della vita di mio fratello Paolo e di Giovanni Falcone".
A parlare dal teatro Carlo Felice di Genova è Salvatore Borsellino, fratello maggiore di Paolo, il magistrato ucciso con un'autobomba insieme ai cinque uomini della sua scorta quasi trent'anni fa, il 19 luglio 1992, a Palermo, in via D'Amelio.
Borsellino ha preso parte a un'iniziativa contro le mafie organizzata dall'Associazione Agende Rosse a cui sono stati invitati duemila studenti delle scuole superiori genovesi.
"Sono voluto venire di persona a Genova, anche se per età ormai mi collego quasi sempre solo online, perché a Genova ho avuto la possibilità di incontrare così tanti ragazzi, e questo è fondamentale perché mio fratello, l'ultimo giorno prima di morire, e lui sapeva di morire, aveva scritto una lettera ai giovani perché quando saranno adulti, disse, avranno più forza di combattere rispetto alla mia generazione".
Borsellino ha aggiunto: "La memoria, però, non deve essere solo un ricordo sterile, ma significa anche lottare per la verità e la giustizia perché, a 30 anni dalla strage di via D'Amelio non c'è ancora una giustizia vera e, purtroppo, in quest'ultimo periodo, si sta tornando indietro, con depistaggi, quelli che nei primi anni del processo hanno allontanato il corso della giustizia".
Borsellino ha avuto parole dure per Silvio Berlusconi: "Meraviglia che una persona condannata per frode fiscale e indagato tuttora e accertato che ha pagato la mafia anche da presidente del consiglio possa essere stato ipotizzato come possibile presidente della nostra repubblica".
Al dibattito c'era anche l'ex poliziotto Antonio Vullo, unico sopravvissuto della strage di Via D'Amelio: ""Mi sono salvato perchè proprio perchè nel momento in cui c'è stata l'esplosione mi trovavo nell'abitacolo blindato della Croma, è stato un miracolo perchè uscire da quell'inferno non è stato facile. Da quel momento in poi è iniziato un vero e proprio depistaggio e si sono trovate delle immagini e dei video in cui si vedeva un funzionario dello stato che usciva da via D'Amelio con la borsa del giudice Borsellino in mano".
Altro poliziotto antimafia presente al Carlo Felice è Luciano Traina, ex ispettore di polizia e fratello di Claudio, agente di scorta rimasto ucciso in via D'Amelio con Borsellino, e uno degli agenti che poi forse non per caso ha arrestato Giovanni Brusca, il killer di Cosa Nostra, l'uomo che uccise nell'acido un ragazzino, poi pentitosi e diventato determinante per assestare un duro colpo alla mafia. Per molti forse sarebbe stato meglio che Brusca venisse ucciso: "Io mi trovai per caso fra gli agenti che lo arrestarono, forse pensavano che nessuno più di me poteva avere interesse a ucciderlo. Hanno voluto che io fossi lì, lo aveva deciso l'ex questore La Barbera, io non dovevo essere lì"
Al dibattito ha partecipato anche Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto e già presidente del parco dei Nebrodi, da poco sfuggito ad un attentato mafioso.
Presente anche Roberto Centi, presidente Commissione Regionale Antimafia ha spiegato: "La 'ndrangheta è infiltrata molto più di quanto la gente pensi gestisce i traffici di cocaina nei nostri porti dove arriva il 40% di quella destinata all'Italia, è infiltrata nel movimento terra, nel turismo. Per questo è fondamentale usare la scuola per diffondere la cultura della legalità".
All'iniziativa sono intervenuti il sindaco Marco Bucci, il governatore Giovanni Toti e il presidente del Consiglio regionale Gianmarco Medusei.