GENOVA-Il silenzio del fratello assassino. Alberto Scagni, l'uomo che ha ucciso la sorella Alice perché non gli dava più soldi, da quando è stato fermato dai poliziotti delle volanti a 400 metri dal luogo del delitto, non parla più.
Si è trincerato dietro un silenzio assoluto, come in tranche, non spiccica una parola.
Arrestato con l'accusa di omicidio volontario dagli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile, l'uomo è ora rinchiuso nel reparto clinico del carcere di Marassi. In isolamento, appena entrato come da prassi per ogni ingresso, è stato sottoposto a un tampone per il covid, risultato negativo. Sarà sottoposto ad altro test entro tre giorni. Poi ancora carcere. Forse per il resto della sua vita.
L'uomo rischia l'ergastolo perché probabilmente si vedrà contestare anche l'aggravante della premeditazione. La prova è nel coltello con cui ha ucciso la sorella: se l'era portato appresso perché aveva freddamente di ucciderla. La squadra mobile sta cercando di capire se si tratta della stessa arma che Scagni aveva pubblicato su Facebook il 19 aprile, come ad intimidire forse la stessa sorella che ai suoi occhi lo aveva abbandonato.
Non risultano invece esserci denunce sul conto dell'uomo prima dell'omicidio. Anche le tante segnalazioni di danneggiamenti nel palazzo di via Balbi Piovera, a Sampierdarena, dove Alberto Scagni abitava non hanno trovato riscontri negli uffici di polizia. Tutti sapevano che quel quarantenne era fuori di senno e potenzialmente pericoloso: ma nessuno aveva mai sporto denuncia.
L'uccisione di Alice ha gettato nell'angoscia chiunque conosceva la donna: lei era benvoluta da tutti. Stamane davanti al palazzo dove abitava in via Fabrizi e dove è stata uccisa dal fratello c'era un mazzo di fiori, il simbolo di una tragedia, dell'ennesimo femminicidio.
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