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Cronaca

Si trattava di elettropompe idrauliche identiche, che venivano modificate in modo da sembrare prodotte dalla società
1 minuto e 37 secondi di lettura
di R.P.

SAVONA - Vendevano prodotti con marchio "Made in Italy" ma in realtà erano di produzione cinese. La guardia di finanza di Savona, a seguito della specifica attività di analisi svolta nei porti di Savona e Vado Ligure (SV), ha effettuato un controllo, con la collaborazione dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Savona, su un container nel quale erano stoccate elettropompe idrauliche, prodotte da un importante gruppo industriale cinese, leader mondiale nella produzione di questi dispositivi, destinate ad una società di Tortona, specializzata nella commercializzazione di questi articoli verso il Nord Africa ed il Medio Oriente.

L’ispezione del container ha permesso di verificare che le pompe idrauliche risultavano identiche a due modelli pubblicizzati e commercializzati nel proprio sito internet dalla società alessandrina, che riportavano tuttavia targhette metalliche con la denominazione stilizzata della società, la dicitura "Made in Italy" e scritte che richiamavano i colori della bandiera italiana. Le Fiamme Gialle, seguendo il percorso commerciale delle elettropompe idrauliche, hanno accertato che i dispositivi venivano spediti dal porto di Vado Ligure, a mezzo ferrovia, presso l’Interporto di Padova, dove avveniva formalmente lo sdoganamento e l’introduzione dei beni nel territorio dello Stato.

Le elettropompe venivano quindi trasportate nel capannone di una società di Albignasego, dove si procedeva alla rimozione delle etichette originali, degli imballaggi e dei libretti di uso e manutenzione riconducibili alla società produttrice cinese. I Finanzieri hanno quindi denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria i legali rappresentanti delle società di Tortona e Albignasego per i reati di 'frode in commercio' e 'prodotti industriale con segni mendaci' del codice penale, mentre le elettropompe idrauliche, del valore di oltre 400 mila euro, sono state poste sotto sequestro, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari e, pertanto, i provvedimenti finora adottati non implicano la colpevolezza degli indagati, non essendo stata assunta alcuna decisione di merito definitiva riguardante la responsabilità penale delle persone sottoposte ad indagini.

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