GENOVA - Un viaggio nella memoria dei soldati, i molti caduti in guerra e i pochi fortunati sopravvissuti, attraverso la potenza della fotografia: c'è tempo fino al 29 ottobre per visitare al Primo Piano di Palazzo Grillo la mostra fotografica di Yvonne De Rosa "A Mia Madre", aperta gratuitamente al pubblico. Ci troviamo in uno splendido palazzo del Centro Storico, in piazza delle Vigne al civico 4. Qui sono custoditi gli scatti che ci portano a Napoli, alla chiesa della Nunziatella, un gioiello che racchiude dei meravigliosi dipinti di Francesco De Mura e che era una tappa obbligata per chi partiva (o tornava) per il fronte.
A raccontare il progetto a Primocanale è la stessa artista, Yvonne De Rosa, che spiega come sia nato da un'idea "di Roberto Nicolucci, un giovanissimo editore napoletano". All'interno di questa chiesa, la fotografa ha cecato di catturare quello che si percepisce a pelle: "Le voci delle madri in preghiera che attendevano il ritorno dei figli risuonano ancora. Tutta la mia ricerca è incentrata sul recupero della memoria".
Entusiasta di questo allestimento è anche il curatore Giovanni Battista Martini. "Questa mostra si inserisce molto bene in quello che è il programma di Palazzo Grillo, che vuole portare avanti la sua indagine sulla fotografia e sull'immagine. Il lavoro di De Rosa è estremamente interessante proprio perché usa questo tipo di linguaggio. È un lavoro che scava in qualche modo nella memoria, è un lavoro di documentazione, ma è anche estremamente concettuale, perché comunque c'è una storia, c'è un racconto e c'è un'indagine proprio su fatti storici che poi ci riportano anche inevitabilmente, a un paragone con la contemporaneità".
Il suo lavoro è stato esposto prima a Napoli, al Museo Archeologico Nazionale, nella Sala dei Tirannicidi, con un allestimento completamente diverso la scorsa primavera. E "c'è anche una sezione molto interessante, ritrovata sempre all'interno della chiesa, e sono le immagini che sono state scattate delle tombe costruite dagli stessi militari per i loro compagni, tombe poi distrutte perché evidentemente non sarebbero durate nel tempo e sono delle vere e proprie sculture contemporanee con un profondo significato di affezione di questi militari che hanno ricordato la morte".