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Cultura e spettacolo

Lo spettacolo di Teatro Necessario alla Corte è una rivisitazione tratta da Shakespeare e vede sul palcoscenico detenuti e attori professionisti
3 minuti e 39 secondi di lettura
di Silvia Isola

GENOVA - Musica, ironia e una sottile e arguta riflessione sul tema delle droghe: sono questi gli ingredienti di "Delirio di una notte d'estate", il nuovo spettacolo dei detenuti della casa circondariale di Genova Marassi che mattina e sera fino a domenica 24 aprile sono in scena al Teatro della Corte. L'allestimento, che porta la firma di Sandro Baldacci e Fabrizio Gambineri, è una rivisitazione del "Sogno di una notte di mezza estate" da William Shakespeare e, come in tutte le produzioni di Teatro Necessario, vede sul palco attori professionisti e attori detenuti. Sono diversi i valori di questo progetto, che dal 2005 opera all'interno del carcere: attraverso il teatro si stimola la riflessione sulle tematiche proposte nel testo che viene portato in scena, ma si cerca anche il confronto tra chi è detenuto, chi è attore e chi è spettatore, in un dialogo che prende vita specialmente nelle matinée dedicate alle scuole. 

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Per quest'anno si è voluto puntare su un testo divertente, allegro, leggero, dopo due anni di pandemia che anche all'interno della struttura di Marassi hanno lasciato segno. Il motore dell'azione è Puck, interpretato da Igor Chierici che da diversi anni collabora con l'onlus genovese. "Puck è uno spacciatore depravato, un uomo che usa le sostanze 'magiche' - le droghe più che le pozioni e gli incantesimi - per far innamorare Ermia, Elena, Lisandro e Demetrio ma anche Titania e Oberon, sconvolgendo e ricomponendo gli equilibri di questo mondo onirico". La trama mette insieme spacciatori, drag queen, malavitosi, teatranti improvvisati e gli innamorati delineati dalla penna di Shakespeare, ma il tutto ambientato ai giorni nostri. 

"Ha senso farlo, ogni anno sempre di più per portare un messaggio sociale e non al pubblico: qua dentro viene conservata l'essenza del teatro"

Igor Chierici, Cristina Pasino, Michela Gatto, Caterina Bonanni sono gli attori professionisti che hanno accompagnato i detenuti negli ultimi sette mesi di prove, per tre volte a settimana, a cui si è aggiunto Luca Cicolella, che nell’ultimo mese ha sostituito un detenuto che è stato rilasciato prima del tempo. "E' stato un piacere per me e un onore entrare in corsa per dare una mano e riuscire a portare sul palco il frutto di un lungo lavoro dei colleghi, che per me sono tutti professionisti", è il suo commento a Primocanale. E seppur entrato a contatto con la compagnia 'scatenata' nell'ultimo mese, Cicolella ha afferrato appieno il significato di questa esperienza. 

"E' libertà, per noi che torniamo sulle scene con il pubblico, per loro dato che rappresenta un'occasione per uscire dalla loro routine. Condividiamo il loro entusiasmo e la loro energia: questo incontro ci fa riscoprire ogni volta la vera essenza del teatro, cioè il fatto che il teatro sia una necessità"

Un’esperienza che arricchisce attori, detenuti, ma anche il pubblico che esce dal teatro sempre con un bel ricordo e un miscuglio di emozioni. "Per me è stata la prima volta: confesso che 7 mesi fa quando sono entrata nutrivo qualche timore, perché comunque da giovane donna, in un ambiente maschile, in carcere non è scontato e non è una passeggiata di leggerezza", spiega Caterina Bonanni, ultimo acquisto del cast che ogni anno si rinnova. "Mi porto dietro un'esperienza umana impagabile e incredibile che mi ha fatto crescere e mi ha fatto vedere la realtà sotto altri punti di vista e soprattutto i rapporti con i colleghi detenuti che ho avuto modo di conoscere come persone!

"Dopo questi mesi siamo una grande famiglia e sono grata di aver avuto l'occasione di andare oltre quelle differenze che purtroppo vengono appiccicate addosso dalla società"

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Tutto questo miscuglio di sensazioni traspare e arriva anche alla platea: chi è seduto in sala solitamente esce profondamente colpito dallo spettacolo. "Lascia tanto colore, tanto entusiasmo e tanta voglia di rinascita, specialmente per i detenuti che hanno lavorato con noi in questi sette mesi e sono cresciuti tantissimo", spiega Cristina Pasino, al suo quarto anno di esperienza in carcere. 

"Questa questa rinascita la vedi anche nel pubblico, nell'applauso finale, nelle lacrime che vedi negli occhi degli spettatori e nei commenti che ti arrivano sui social"

E i più attenti sono i ragazzi delle scuole, sempre curiosi e pronti a fare domande, senza pregiudizi. Appuntamento allora a teatro fino a domenica 24 aprile. 

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