Fine della trattativa tra Governo e sindacati per la cessione di Ilva ad ArcelorMittal. È stato lo stesso ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ad abbandonare il tavolo dopo che Fiom e Usb lo hanno accusato: "Non è legittimato a trattare". Ora dunque è ufficiale: la partita passerà nelle mani del prossimo esecutivo.
"Il governo ritiene di aver messo in campo ogni possibile azione e strumento per salvaguardare l'occupazione, gli investimenti ambientali e produttivi anche attraverso un enorme ammontare di risorse pubbliche" - ha commentato Calenda dopo l'interruzione del tavolo -. A questo punto il dossier passa al nuovo governo".
La rottura è arrivata durante l'ennesimo incontro alla presenza delle segreterie nazionali e locali e, tra gli altri, del presidente ligure Giovanni Toti. Il Governo ha presentato ai sindacati una proposta che prevedeva l'assunzione di 10mila lavoratori da parte di ArcelorMittal. Dei restanti 4mila in esubero, circa 2.300 sarebbero rimasti in capo all'amministrazione straordinaria e incentivati all'esodo fino a 100mila euro con cassa integrazione, mentre 1.500 sarebbero stati assunti da una newco costituita con l'agenzia Invitalia del ministero dell'economia.
A bocciare la proposta sono stati i segretari nazionali di Uilm, Fim e Fiom. "Testo non condivisibile", ha detto Palombella. "Gli esuberi restano", ha detto Bentivogli e "Mittal non si è mossa di un millimetro", ha detto Re David. Secondo quanto riferiscono i sindacati a sospendere il tavolo sarebbe stato il ministro Calenda perché secondo alcuni "non legittimato a trattare".
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOTI - "Regione Liguria e le istituzioni locali liguri guardano con preoccupazione alla sospensione delle trattative sindacali tra il gruppo Mittal e le organizzazioni dei lavoratori. Il Ministro Calenda ha infatti comunicato al tavolo degli enti locali riunito a Roma l'indisponibilità da parte di tutte le organizzazioni sindacali a proseguire la trattativa sulla bozza d'accordo predisposta da azienda e governo". Così il Presidente Toti, oggi a Roma per il tavolo istituzionale su Ilva, ha commentato la sospensione delle trattative tra l'azienda e le parti sindacali. "La Regione Liguria - ha proseguito Toti - auspica che si torni al più presto al tavolo del negoziato e ha ribadito la propria disponibilità ad impegnarsi, attraverso la società di Cornigliano e in accordo con il governo, ad agevolare le garanzie e le politiche occupazionali che le parti decideranno liberamente di sottoscrivere nel prossimo futuro. Confidando nella ragionevolezza di tutti Regione Liguria ha ribadito di ritenere lo stabilimento di Genova Cornigliano un patrimonio industriale e produttivo non solo del territorio ma dell'intero paese”.
ALESSANDRO VELLA (FIM CISL) - "Oggi sono state presentate le linee guida della nuova proposta del Ministro Calenda: un passo in avanti, ma ancora insufficiente rispetto alle nostre posizioni che restano ferme su nessun esubero e garanzie per tutti i lavoratori (a Genova la tutela di tutti i 1500). Pur essendoci nelle linee guida del testo alcune novità, nel rispetto dei contenuti dell'accordo di programma, come il possibile assorbimento di lavoratori dell'Ilva di Genova in Società per Cornigliano e l'ammontare di 200 milioni di euro per l'incentivazione volontaria all'uscita dei lavoratori di tutto il Gruppo, la trattativa si è interrotta con molte incognite sul futuro dell'azienda e dei lavoratori.
Auspichiamo che i tempi di formazione del nuovo governo, che speriamo siano veloci, non incidano negativamente sulla vertenza, e che il lavoro di questi mesi non sia vanificato. Siamo preoccupati per il destino della siderurgia, dell'Ilva e dei suoi lavoratori, che in particolar modo a Genova hanno pagato abbondantemente in questi anni con la perdita di centinaia di posti di lavoro"
BRUNO MANGANARO (FIOM CGIL) "L'obiettivo del governo è stato solo fare un po' di scena perché tutto è rimasto come prima. Nel testo è chiarito che i lavoratori assunti da Am Investco saranno 10 mila e Mittal ha confermato che il piano industriale prevede che scendano poi a 8.500. Come regalo il governo propone un po' di cassa integrazione e qualche incentivo all'esodo, ma che potrebbe essere utilizzato per mille persone non certo per 4 mila"., ha commentato detto il segretario della Fiom di Genova Bruno Manganaro.
"Anche su Genova le distanze sono rimaste abissali - ha detto Manganaro -. Il governo ci ha detto che occorre ridiscutere l'accordo di programma con gli enti locali ma nel contempo vengono confermati i 600 esuberi a Cornigliano. Per noi l'accordo si ridiscute a bocce ferme, non con gli esuberi sul tavolo".
L'incontro quindi è finito con un nulla di fatto: "Il ministro Calenda si è offeso quando gli abbiamo detto che il suo Governo è scaduto - spiega il segretario della Fiom - ma di fatto è così. Questa trattativa ricomincerà con il nuovo esecutivo e se qualcuno vorrà ancora provare a tagliare posti di lavoro e salari vedrà la nostra opposizione e se ci sarà bisogno anche la lotta e gli scioperi".
ANTONIO APA UILM - "Avevamo sostenuto in tutti questi mesi che l'accordo fattibile era realizzabile a condizione che tutti i lavoratori rientrassero nel perimetro di Mittal, cosa che quel testo non contiene". Lo afferma Antonio Apa, segretario Generale Uilm Genova, rilevando che le rassicurazioni ricevute dal ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda "su una cassa integrazione di 5 anni e 100.000 euro, come esodo incentivante, sui quali era richiesta la volontarietà dei lavoratori, attraverso una disponibilità di 200 milioni che sostenesse gli ammortizzatori sociali, non sono stati considerati dalla Uilm snodi veri in quanto mancava la quadratura del cerchio sugli organici". "A questo punto il nuovo Governo che subentrerà dovrà farsi carico della vicenda Ilva perché non si può rinunciare a un complesso industriale che crea ricchezza per il paese", conclude Apa.
economia
Ilva, Calenda si alza e se ne va: fine della trattativa col Governo
Rifiutata l'ultima proposta: 10mila assunti più cig e newco
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