Marco Rossi, già difensore della Sampdoria alla metà degli anni Novanta, oggi è il ct dell'Ungheria. "Allenare in C in Italia è scoraggiante. Puoi anche raggiungere risultati straordinari, ma non ti si fila nessuno. Così, stavo pensando di lavorare con mio fratello come commercialista. Mi sono ritrovato in Ungheria per caso. Quando ero a Francoforte - racconta a Repubblica - un ristoratore italiano mi disse che all'Honved c'era un dirigente italiano e che cercavano un allenatore. Mi ha convinto a chiamarlo a mi presero. Facemmo un'impresa, arrivando al titolo dopo 24 anni con una squadra dal budget più basso del campionato. Io guadagnavo 2.800 euro al mese. Poi il club non rispettò i patti e me ne andai allo Streda, prima di approdare in Nazionale".
MAESTRI - "Bielsa e Lucescu. Il primo l'ho conosciuto quando giocavo in Messico: aveva un ufficio pieno di vhs, guardava partite dalla mattina alla sera. Mi ha insegnato che il gioco parte dai difensori, 25 anni fa era un'eresia. Lucescu è stato un grande insegnante di tattica"
ASSI - "Szoboszlai è eccezionale. Il padre lo portò a Salisburgo quando aveva 14 anni, farà una grande carriera. Ma ce n'è un altro fortissimo, Orban del Lipsia".
MANCINI - "Siamo stati compagni di squadra alla Samp, mi chiamava spesso quando suo figlio giocava alla Honved. Poi non l'ho mai più sentito".
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Marco Rossi, ex Sampdoria, oggi ct dell'Ungheria: "Mai più in Italia"
Dalla Serie C nostrana all'incarico di selezionatore della nazionale mitteleuropea
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