"In questo momento per noi e più importante la giustizia rispetto alla fede, è quella che tutti noi chiediamo a gran voce. Io ho giurato sulla tomba di mio figlio che mai avrei attraversato il nuovo ponte, perché è un qualcosa di troppo doloroso; non dimentichiamo che questo nuovo ponte poteva, anzi doveva, essere costruito prima che 43 persone perdessero la vita." Queste le parole di Paola Vicini, madre di Mirko, una delle 43 vittime che nell'agosto del 2018 persero la vita nel crollo del Ponte Morandi. Una tragedia che poteva, anzi doveva essere evitata.
"Alla luce di tutto ciò che è emerso - continua Vicini - è palese che tutti fossero a conoscenza del fatto che il ponte dovesse essere chiuso e rifatto: le possibilità c'erano, ma non hanno voluto. Si sarebbe evitata una tragedia e tanto dolore, tanta rabbia ma anche tante difficoltà pe rla città stessa e per il lavoro di molti cittadini"
"Io ho promesso di realizzare i sogni che mio figlio Mirko non ha potuto realizzare: grazie alla polizia ho potuto esaudire il primo, ossia quello di poter volare in elicottero. Gli altri erano un viaggio a Bora Bora ed un lancio con il parapendio, il quale non sarò io a farlo ma una persona a me vicina, anche se non posso dire chi."
"Mio figlio era il mio principe azzurro, era il mio supporto con cui potevo confrontarmi e lui poteva fare lo stesso con me. Era anche molto contento perché aveva appena trovato un lavoro dopo tante difficoltà e occupazioni difficoltose".
"Noi abbiamo sempre abitato nella zona di Coronata, una comunità che si è sempre stretta attorno alle famiglie delle vittime ma in particolare a me, anche perché hanno assistito visivamente a tutto ciò che accadeva. Questa è una comunità coesa che ha continuato a sostenermi anche dopo 3 anni. Ovviamente sarò presente alle cerimonie dei prossimi giorni: ho giurato di esserci sempre quando si parla di mio figlio".
"Cosi mi aspetto dall'inchiesta? Ho fiducia nella giustizia, la magistratura ha fatto un lavoro immane per cui non posso pensare che vada tutto in fumo. Prima o poi qualcuno dovrà pagare, mi auguro che qualcuno vada in prigione."
"Alla luce di tutto ciò che è emerso - continua Vicini - è palese che tutti fossero a conoscenza del fatto che il ponte dovesse essere chiuso e rifatto: le possibilità c'erano, ma non hanno voluto. Si sarebbe evitata una tragedia e tanto dolore, tanta rabbia ma anche tante difficoltà pe rla città stessa e per il lavoro di molti cittadini"
"Io ho promesso di realizzare i sogni che mio figlio Mirko non ha potuto realizzare: grazie alla polizia ho potuto esaudire il primo, ossia quello di poter volare in elicottero. Gli altri erano un viaggio a Bora Bora ed un lancio con il parapendio, il quale non sarò io a farlo ma una persona a me vicina, anche se non posso dire chi."
"Mio figlio era il mio principe azzurro, era il mio supporto con cui potevo confrontarmi e lui poteva fare lo stesso con me. Era anche molto contento perché aveva appena trovato un lavoro dopo tante difficoltà e occupazioni difficoltose".
"Noi abbiamo sempre abitato nella zona di Coronata, una comunità che si è sempre stretta attorno alle famiglie delle vittime ma in particolare a me, anche perché hanno assistito visivamente a tutto ciò che accadeva. Questa è una comunità coesa che ha continuato a sostenermi anche dopo 3 anni. Ovviamente sarò presente alle cerimonie dei prossimi giorni: ho giurato di esserci sempre quando si parla di mio figlio".
"Cosi mi aspetto dall'inchiesta? Ho fiducia nella giustizia, la magistratura ha fatto un lavoro immane per cui non posso pensare che vada tutto in fumo. Prima o poi qualcuno dovrà pagare, mi auguro che qualcuno vada in prigione."
IL COMMENTO
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