ROMA - La Lega è stato uno dei partiti protagonisti nella caduta del Governo Draghi, che nel discorso pronunciato ieri mattina ha criticato alcune scelte del carroccio. Il deputato e leader ligure del partito Edoardo Rixi commenta le parole dell'ormai ex Premier: "Non era per noi ma era contro credo una categoria, quella dei tassisti, che ha fatto una protesta autorizzata e non violenta. Un passaggio infelice, in un momento dove la tensione sociale è al limite e i problemi non sono gli scioperi ma trovare soluzioni alla crisi. È spiaciuto che a Draghi qualcuno abbia raccontato cose diverse, quella manifestazione ha avuto solidarietà non solo della Lega ma di molti partiti della maggioranza, non c'è intenzione di ascoltare il Paese che lavora. Non tanto il Premier ma chi lo ha indirizzato negli ultimi mesi non gli ha raccontato quello che stava succedendo in modo corretto".
Rixi affronta poi il tema della responsabilità della caduta del Governo: "Si va a discutere sul come siamo arrivati alla giornata di ieri, Draghi ha deciso di lasciare il Governo dal momento in cui ha dato le dimissioni, la maggioranza era ampia, normalmente si continua. Lo dico non solo per il tenore del suo intervento, ma anche perché ha scelto il giorno prima di incontrare Letta, invece che riunire tutti leader della maggioranza, e ancora in aula di non far votare la mozione del centro destra. Lui ha chiesto la fiducia su mozione Casini, che ha ottenuto meno della metà dell'intera maggioranza, noi avevamo chiesto un accordo rinnovato. L'Italia non si può permettere altri due mesi cosi con tutto bloccato, si prenda la decisione di andare al voto oppure qualcuno si prenda la responsabilità".
L'intervento pro Draghi del presidente di Regione Liguria Giovanni Toti potrebbe mettere in discussione il suo rapporto con la Lega e tutto il centrodestra: "Io sono sempre disposto a parlare e non ho problemi, però apprendo le posizioni politiche di Toti dai giornali, dopo che le ha prese - spiega Rixi -. Già due volte il suo partito si è dimostrato inaffidabile per il centrodestra: per la presidenza della Repubblica non ha votato il nostro candidato e ieri ha deciso di tenere una posizione filo draghiana senza se e senza ma. La sua intenzione era quella di allungare il brodo, ma il paese non se lo può permettere. A me spiace che il presidente della Regione si fidi di più di chi non vuole fare le opere e non di chi invece lo ha sempre aiutato a portare le opere a case".
Poi conclude: "Conte ha sicuramente alzato una palla e il centro destra aveva l'obbligo di schiacciarla o di farsi schiacciare. C'è fibrillazione elettorale, che Draghi non ha stoppato in nessun modo: il parlamento andava verso una sua naturale conclusione, il centrodestra poteva rimanere ancorato al Pd e poi trovarsi diviso in campagna elettorale, oppure riserrare le fila per andare tutti insieme e vincere democraticamente le elezioni. Ecco perché sia Berlusconi che Salvini hanno deciso di riserrare le fila con Giorgia Meloni".