GENOVA - Una lunga giornata per il Partito Democratico quella di lunedì primo agosto e non solo a Roma: sono ore di continui contatti e incontri tra la direzione nazionale, le segreterie regionali e i sindaci per esporre e definire i punti del programma, per capire tutti insieme chi schierare sui singoli territori per la corsa elettorale del 25 di settembre e per decidere il perimetro di quella coalizione "anti destra" che il Pd vuole creare attorno a sé. Lungo pomeriggio di riunioni per Enrico Letta che hanno visto anche coinvolta la segretaria regionale Valentina Ghio e che hanno fatto slittare alla serata la direzione regionale. Nel corso dell'importante riunione, è stato espresso un giudizio positivo nei confronti del ministro Andrea Orlando e degli altri uscenti senatori, Roberta Pinotti e Vito Vattuone, oltre che per il deputato Franco Vazio.
Sono stati confermati alcuni nomi già usciti sui giornali da candidare per rappresentare la Liguria a Roma: a Imperia Anna Russo, a Savona Gianluca Nasuti, sindaco di Albissola Marina, che essendo ampliamente al di sotto dei 20 mila abitanti non costringerà il primo cittadino a dimettersi dal suo incarico, Aurora Lessi e Mattina Zunino. Per il Tigullio la segretaria regionale Valentina Ghio - nonché sindaco di Sestri Levante - è apparsa la più adatta. Per lo spezzino, spiccano altri tre sindaci Daniele Montebello, sindaco Castelnuovo Magra, Emanuele Moggia, sindaco di Monterosso al Mare e Fabrizia Pecunia, sindaco di Riomaggiore, a cui si aggiungono il giornalista Leonardo D'Imporzano, Brando Benifei e Massimo Caleo.
La rosa si fa ancor più corposa per Genova dove sono diversi i nomi approvati, a seconda delle correnti interne al partito: gli orlandiani sono Alessandro Terrile, che alla recente tornata delle elezioni amministrative aveva deciso di ritirare la candidatura per la sua nomina ad amministratore delegato di Ente Bacini, società controllata dall’Autorità portuale per evitare le polemiche degli avversari, e direttamente dall'entroterra Simone Franceschi, sindaco di Vobbia, e Katia Piccardo, sindaco di Rossiglione. Cristina Lodi e Massimo Ferrante sono i nominativi di Base Riformista, assente Sergio Rossetti a causa della circolare interna che prevede le dimissioni a un anno dall'inizio del mandato in consiglio regionale o la richiesta di una deroga speciale. L'AreaDem ha come massimo esponente Alberto Pandolfo, mentre la corrente dei +dem di Armando Sanna ha voluto Lorenzo Basso e Giancarlo Campora, sindaco di Campomorone. Elena Putti è stata invece indicata da Matteo Orfini. Tutte le anime si sono quindi espresse per sfoltire quella che era una lista di nomi ancor più lunga.
Mercoledì a Roma la scelta di questi candidati sarà oggetto di discussione tra la segretaria regionale Ghio e la segreteria nazionale. "Alto profilo e capillarità sul territorio, sono questi i principi che ci hanno guidato nell'individuare i candidati liguri che possano rappresentarci a Roma", spiega il segretario genovese Simone D'Angelo a Primocanale. "Il Pd ha un ruolo centrale in quella coalizione progressista che si è venuta a delineare, al centro c'è una lista di democratici progressisti con Demos, Articolo Uno, i socialisti, le forze civiche".
La caduta del governo ha creato una frattura con gli alleati con cui anche a Genova il Pd aveva corso alle elezioni amministrative, il Movimento 5 Stelle. "A livello locale le alleanze si basano su una comune agenda politica, a livello nazionale dobbiamo agire con coerenza e saranno poi gli elettori a dirci chi aveva ragione rispetto alle scelte fatte negli ultimi tempi". Una porta chiusa, anche perché dal neo movimento di Luigi Di Maio, "Impegno civico", è certa l'adesione al progetto del Pd.
E mentre si attende l'esito dell'incontro tra Carlo Calenda e Enrico Letta che possono determinare l'accordo tra Azione e Pd, si guarda anche al ruolo che può giocare il leader di Italia al Centro, Giovanni Toti. "C'è un centro subalterno alle destre sovraniste di Meloni e Salvini, il presidente di Regione Liguria che ha una consolidata storia nel centrodestra, a parole ha detto di non riconoscersi più in questi disegni politici. Spetterà a Giovanni Toti decidere la sua posizione futura e credo sarà determinata dalle scelte dei leader nazionali centristi. Sull'agenda politica che presenteremo al paese il dialogo è aperto, ma i trasformismi in politica non premiano e credo che il presidente Toti sia troppo ancorato alla sua storia".