ROMA - È stato trovato l'accordo tra il Partito Democratico e Azione che correranno insieme a +Europa per le prossime elezioni politiche del 25 di settembre. Fumata bianca durante il vertice di questa mattina tra Enrico Letta e Carlo Calenda, il quale nella giornata di ieri aveva espresso il suo no a Impegno civico di Luigi Di Maio, presentato nella giornata di ieri, a Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni e a Europa Verde di Angelo Bonelli: il leader centrista alla fine l'ha spuntata e il patto elettorale che Di Maio e Fratoianni non siano candidati comuni. L'alleanza centrista non chiude le porte però a Italia Viva di Matteo Renzi. "Le porte sono aperte a tutti e io ci ho pensato molto. E' del tutto evidente che la rottura in questa fase paga quasi sempre dal punto di vista dei numeri, ma non si fa politica per i numeri. Non credo che nessuno abbia mai messo veti dal punto di vista coalizione", ha detto Calenda in conferenza stampa. Sembra invece più difficile veder realizzata una alleanza a questo punto con il governatore di Regione Liguria e leader di Italia al Centro, Giovanni Toti, che anche nella giornata di lunedì ha voluto ribadire che "non andremo con il Pd e il M5S" e che il supporto al centrodestra non è scontato, a costo di correre da soli.
A questo punto, il Movimento 5 Stelle di certo sembra essere messo all'angolo da qualsiasi possibile coalizione, dopo la rottura con il Partito Democratico già evidente nelle prime ore della crisi di governo. "Finalmente è finita la telenovela Letta-Calenda. In bocca al lupo alla nuova ammucchiata", ha commentato così a caldo su Twitter la nuova coalizione il leader del M5s, Giuseppe Conte. "Un'ammucchiata che va dalla Gelmini dei tagli alla scuola al Pd, passando per Calenda, che non ha mai messo il naso fuori da una Ztl. Si riconoscono nella 'agenda Draghi'. Salario minimo LEGALE, lotta all'inquinamento e alla precarietà giovanile saranno fuori dalla loro agenda. Nessun problema, ce ne occuperemo". Ma il matrimonio Letta-Calenda è fatto e resta da vedere quale sarà la prossima mossa delle forze più centriste come Italia Viva e Italia al Centro.
Intanto l'accordo raggiunto tra Enrico Letta, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova non prevede un leader, ma due front runner distinti. Tra i punti condivisi c'è l'impegno a costruire un programma che prosegua le linee guida di politica estera e di difesa del governo Draghi con riferimento in particolare alla crisi ucraina e al contrasto al regime di Putin. Investimenti in energie rinnovabili, il rafforzamento della diversificazione degli approvvigionamenti per ridurre la dipendenza dal gas russo, la realizzazione di impianti di rigassificazione nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica virtuosa e sostenibile. In ambito economico e sociale, le parti s'impegnano a contrastare le disuguaglianze e i costi della crisi su salari e pensioni, convenendo di realizzare il salario minimo nel quadro della direttiva UE e una riduzione consistente del "cuneo fiscale" a tutela in particolare dei lavoratori. E poi il Pnrr, politiche progressive che non gravino sul carico fiscale, correggere il reddito di cittadinanza e il "bonus 110%" in linea con gli intendimenti tracciati dal governo Draghi e dare assoluta priorità all'approvazione delle leggi in materia di Diritti civili e Ius scholae.
"Un buon accordo, non da cespuglio ma da forza autonoma con pari dignità, a cominciare dal 30% dei collegi uninominali di un grande fronte repubblicano che ha il suo comune denominatore nell'Agenda Draghi che, senza gli egoismi sovranisti della destra e il populismo dei 5 stelle, potrà essere migliorata e sviluppata nell'interesse degli italiani", commenta Mauro Gradi, unico membro ligure della Direzione Nazionale +Europa, in una nota stampa.