GENOVA - "Lo strano senso di Calenda per la democrazia: se la Meloni prende più voti non dovrebbe fare il premier? Non capisco, allora fa il premier chi ha meno consenso? Oppure chi non ha il veto di Calenda? In questo caso forse, nemmeno Calenda". Così il leader di Italia al Centro Giovanni Toti replica via twitter al leader di Azione Carlo Calenda che ironizzava sui "moderati di centro", secondo cui "sarebbe un colpo di Stato se la leader di FdI Giorgia Meloni prendesse più voti e non diventasse premier".
A commentare la vicenda 'Meloni premier' anche gli esponenti del 'terzo polo': "E questo sarebbe il centro moderato della destra. Ma per favore!". Lo scrive su Twitter Raffaella Paita, deputata di Italia Viva, "a proposito di un 'articolo del Secolo XIX nel quale il presidente della regione Liguria Giovanni Toti sostiene che "Se la Meloni vince e non fa il premier, è colpo di Stato".
Lo scontro di Giovanni Toti con Carlo Calenda continua dopo che il leader di Azione aveva proposto di sospendere la campagna elettorale per trovare soluzioni rapide al care energia. "Mi sembra quasi una trovata pubblicitaria, ma senza nessun prodotto da vendere. È come quando stai perdendo la partita e vuoi scappare col pallone, e magari sei pronto a contestare il risultato per impraticabilità del campo. Calenda, che si professa macroniano, dovrebbe sapere che in Francia si è svolta tranquillamente un'elezione presidenziale mentre in Ucraina cadevano le bombe. Ma nessuno si é sognato di chiedere l'interruzione della campagna elettorale". Così a La Verità il presidente della Liguria ed esponente di Noi Moderati, Giovanni Toti, che sul caro bollette risponde: "Se i partiti si accordassero per dare un appoggio forte al governo al fine di trovare soluzioni, questo sarebbe certamente un segnale di maturità. Non è detto si debba fare propaganda politica su tutto".
"Usiamo i fondi europei già stanziati. Durante la prima ondata covid, la direttiva Von der Leyen autorizzò i governi nazionali, per il tramite delle regioni, a riprogrammare i fondi europei dedicati alle imprese. Quella direttiva cambiò la destinazione originaria, dirottando quei soldi per risarcire le aziende colpite dai lockdown". Sulle politiche green Toti sottolinea che bisogna uscire "dall'insopportabile retorica delle rinnovabili. Non solo le imprese pagano il gas a prezzi stellari, ma sborsano flor di quattrini peri certificati verdi sull'emissione di CO2: queste cose vanno superate. E poi, se vogliamo arrivare a una decente produzione di rinnovabili in un tempo ragionevolmente corto, bisogna una buona volta disboscare la burocrazia dei permessi ambientali, e accelerare i processi autorizzativi, anche paesaggistici. Tutti parlano di burocrazia asfissiante, poi però quando propongo di togliere il parere vincolante delle soprintendenze, nessuno ha il coraggio di procedere. Si tratta di avere cultura di governo, e decidere".