GENOVA - La crisi del Partito democratico analizzata da dentro, nei meandri di un partito alla ricerca delle proprie origini e delle fondamenta da cui ripartire. Dev'essere questo il prossimo step che i dem sono chiamati a compiere per ritrovare se stessi, anche in vista delle prossime sfide elettorali: dalle Europee 2024 alle Regionali 2025 che si svolgeranno anche in Liguria. E la corsa dei nomi si sa, si rincorre senza sosta, e se è vero che appassiona i giornalisti, è altresì vero che gli elettori hanno bisogno di conferme, che negli ultimi anni non sono arrivate.
Tra i nomi che circolano in queste settimane risuona quello di Luca Pastorino, deputato del Gruppo Misto e sindaco di Bogliasco, che si è detto nuovamente pronto a rientrare nel Pd. "Mi fido di lei (Elly Schlein ndr). Ho usato questa espressione per annunciare il mio ingresso nei dem, che coronerà un percorso che con Elly Schlein era già partito nel 2015 - ha spiegato a Primocanale Luca Pastorino -. È vero che i conti si devono fare, ma il problema del Partito democratico è legato al tasso delle dichiarazioni sui giornali che aumenta la percezione di una crisi. Adesso è stato imboccato un nuovo corso che deve aprire una discussione ancora mancata. La discussione va fatta sui temi ma al nostro interno, non dev'essere aperto sempre all'esterno".
Insomma, il suggerimento di Claudio Burlando di lavorare più sulle idee che sulle sigle sembra essere stato accolto dallo stesso Pastorino, che chiede di intraprendere un percorso che si basi su contenuti e prospettive. Il modello da seguire, ha ribadito sul nostro sito primocanale.it Claudio Burlando, è quello di Savona e del suo primo cittadino Marco Russo.
Crisi Pd, copiamo Savona. Non somma di sigle ma idee
Secondo il senatore del Partito democratico Lorenzo Basso vi è una volontà di cercare nel Pd una posizione caratterizzante, "perché queste problematiche sono anche all'interno dei partiti di centrodestra". Secondo il senatore dem esiste allora una difficoltà di fondo : "Il nostro problema è che le differenze le mettiamo in piazza, ci vuole uno sforzo da parte di tutti per parlare dei temi, invece noi usciamo con le interviste sul post voto o sui dissidi interni, invece che rimanere sugli argomenti cardine. Io credo inoltre che se all'interno del partito ci sono posizioni non sempre affini si possa riuscire comunque a governare, il Pd è nato da più forze che erano al governo, penso alla grande stagione dell'Ulivo". Serve quindi un dialogo costante sui temi, sulla progettualità e sul mondo dell'associazionismo, per dare risposte ai cittadini.
Se tra i nomi dei candidati alla presidenza di Regione Liguria spicca quello di Luca Pastorino, tra quelli alla segreteria regionale c'è lei, Katia Piccardo, sindaca di Rossiglione e tra i papabili profili di chi è chiamato a scegliere il candidato per le Regionali 2025 e la squadra che dovrà provare a strappare la Regione al centrodestra. In un'impresa tutt'altro che facile. Ripartire dal partito dei sindaci? "È importante riconoscere il grande valore di chi è sul territorio e di chi ci mette costantemente la faccia, in un momento in cui il Pd sta facendo fatica a rappresentare parti di mondo e di società che non si riconoscono più nel partito - commenta la sindaca dem Katia Piccardo -. Credo sia importante riconnettersi con chi sa parlare alla gente ma non può essere solo il partito dei sindaci, può essere un buon punto di partenza ma è necessario intervenire in un percorso che si è, innegabilmente, sfilacciato. Il sale della dialettica e del confronto sono alla base del pluralismo, e per noi è sempre stato così, ma dobbiamo diventare un laboratorio di idee".
Bisogna inoltre ripartire dai giovani, che in questi anni si sono allontanati dal Partito democratico, senza più farne ritorno. È chiamata adesso a riconquistarli Elly Schlein, che ha incuriosito le nuove generazioni ma che dovrà avere la capacità di riattrarle (definitivamente) a sé. "Io sono anche amministratore e quando sei sul territorio con le persone, di quello che viene all'interno non frega nulla a nessuno, i giovani si sentono messi da parte ed esclusi - spiega Stefano Damonte, vicesindaco di Cogoleto -. Bene ha fatto Schlein a intraprendere una battaglia condivisa con il salario minimo ma dobbiamo fare di più per riavvicinare i giovani alla politica, e i giovani che ne hanno interesse sono pochi. Questo elemento della disaffezione è legato al fatto che non sentono una rappresentanza politica all'interno delle istituzioni".
Su un tema forse, si dicono (apparentemente) tutti d'accordo: il Pd non deve parlare del Pd.