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Politica

Per la ministra al Turismo si tratta di una truffa aggravata per un totale di 126 mila euro nei confronti dell'Inps, per una presunta gestione irregolare della cassa integrazione in deroga per il periodo Covid
2 minuti e 12 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

Giornata al cardiopalma per la premier Giorgia Meloni e il suo Governo: non una, ben due le mozioni di sfiducia nei confronti dei suoi ministri. Da una parte il titolare del Mit e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, dall'altra la ministra del Turismo Daniela Santanché. Le opposizioni hanno giurato di dare battaglia in aula, tentando la spallata a un esecutivo, che sulla carta però, non rischia di andare sotto, numeri alla mano.

Inizialmente sembrava che la prima a dover essere giudicata fosse proprio la ministra Santanché, in quota Fratelli d'Italia. In realtà, è arrivata in serata la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Matteo Salvini. L’aula ha votato contro: il centrodestra ha fatto squadra in modo compatto. Alla camera 211 no e 129 sì.

Partiamo dal caso Santanchè: al centro le indagini nei suoi confronti sul caso Visibilia. Secondo l'accusa i dipendenti, tredici in tutto, sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore ma senza saperlo ed esserne a conoscenza, continuando così l'attività lavorativa, ignari di quello che stava accadendo.

Il fascicolo per truffa aggravata è nato in seguito alla denuncia di Federica Bottiglione, ex responsabile Investor Relations dell'azienda. Si tratta di una truffa aggravata per un totale di 126 mila euro nei confronti dell'Inps, per una presunta gestione irregolare della cassa integrazione in deroga per il periodo Covid. La mozione di sfiducia arriva a indagine chiusa, e ora si aspetta la decisione del gup (giudice per l'udienza preliminare) che potrà così decidere se rinviare a giudizio Daniela Santanché per i reati indicati dal pm. Quello che trapela, tra i corridoi del Parlamento, è un certo distacco dal parte del centrodestra nei confronti della ministra. Il timore, da parte di Meloni, è che il caso Santanché possa inclinare la fiducia con lo stesso elettorato, in vista soprattutto dell'election days dell'8 e 9 giugno. Ma al momento, almeno non pubblicamente, è arrivata la richiesta di dimissioni, che la stessa esponente di FdI non sembra contemplare.

Sull'altra sponda del Tevere il leader della Lega non se la passa altrettanto bene, tra la crisi di consensi e di voti e la mozione di sfiducia della minoranza. L'opposizione contesta al ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti il rapporto siglato dalla Lega e dallo stesso Salvini con il partito di Vladimir Putin "Russia Unita", ma sono stati lo stesso vicepremier e il suo partito ad affermare che quel rapporto è stato annullato nel momento in cui la Russia ha invaso l'Ucraina. Insomma, la partita più difficile sembra essere quella della Santanché, poco sorretta anche dai suoi, mentre quella politicamente più in salita, da diverse settimane a questa parte, è quella di Salvini, oramai criticano anche dallo zoccolo duro della Lega, quello del Nord e del Veneto

 

 

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