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Politica

Le parole del presidente ligure che chiede ogni anno di smorzare le polemiche tra fautori e detrattori
2 minuti e 2 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Il 25 aprile è una data che tutti devono riconoscere, rappresenta la fine dell'occupazione tedesca, la pace dopo cinque anni di una guerra spietata, la vittoria della resistenza con gli alleati e l'inizio di una nuova avventura repubblicana. È questo il senso della Giornata della Liberazione, che ogni anno naviga in mezzo alle polemiche, tra chi si riconosce e chi non si riconosce nella parola "antifascismo". Ultimo, solo in ordine di tempo, l'episodio che ha coinvolto lo scrittore Antonio Scurati e il suo testo sul 25 aprile, bloccato, o forse, oscurato, in Rai. Una polemica che si trascina ancora, tra il cachet da 1.800 euro (considerato troppo caro ndr) e una motivazione prettamente editoriale, dai contenuti scomodi per il Governo di Giorgia Meloni.

"Il 25 aprile da sempre porta con sé delle polemiche e quando finiranno forse davvero l'Italia sarà maturata e avrà fatto sì che questa data sia davvero una festa di tutti - commenta il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti -. Occorre ribadire con grande chiarezza che la nostra è una Repubblica fondata sull'antifascismo, che nasce dalle ceneri di una guerra tragica che ha danneggiato l'Europa e in cui la resistenza partigiana ha fatto la propria parte". Il presidente ligure riconosce il ruolo dei partigiani che hanno contribuito a riscattare un Paese, facendolo sedere tra le democrazie che hanno vinto la guerra.

"Dall'altra parte però occorrerebbe che tutte le culture del nostro Paese, e non solo le forze politiche, riconoscessero che la Liberazione è una festa di tutti, delle grandi democrazie a partire dagli Stati Uniti d'America e dalla Gran Bretagna, che hanno difeso la bandiera della libertà anche nei tempi più cupi dall'inizio della guerra" prosegue Toti. Le forze partigiane sono state rappresentate dai militari badogliani e monarchici, fino alle brigate Garibaldi del Partito Comunista. Una storia da ricordare, perché come sottolineato dall'ex forzista, si trova nella carta costituzionale.

"Non mi sembra così difficile ricordarlo e neanche così complesso da farne patrimonio comune" la stoccata di Giovanni Toti ai fautori dei pro e anti 25 aprile. Una regola a cui tutti rispondono, soprattutto chi ha una carica democratica ed elettiva e che si rifà alla stessa costituzione. "Sarebbe ora di smorzare le polemiche e di evitare ogni genere di distinguo, per chiudere l'epoca di chi ritiene questa festa più sua che di altri, e celebrarla tutti insieme come fa la Francia con la Presa della Bastiglia e l'America con il 4 luglio, un elemento fondativo del nostro Paese" commenta il presidente Toti.

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