La Liguria e il lavoro, un connubio che corre a doppia velocità, da una parte l'occupazione che cresce, dall'altra il rischio che si tratti solo di lavori precari. Così accusano i sindacati. Ma partiamo dai dati: secondo l'Istat nel 2023 cresce l'occupazione, calano i disoccupati, inattivi e Neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano, con un tasso di impiego più alto rispetto alla media italiana: 67,4%, contro il 61,5%. Una fotografia che fa bene sperare, anche se adesso l'obiettivo, dichiarato, è di alzare l'asticella su quei lavori cosiddetti a termine, che esplodono soprattutto nel periodo estivo, quello di maggior afflusso turistico.
Negli anni c'è stata un'inversione di tendenza grazie al patto del turismo, siglato da Regione, organizzazioni sindacali e associazioni datoriali. Secondo i dati Istat, rispetto al 2022, gli occupati sono infatti cresciuti del 2,7% (+16.902 unità), mentre i disoccupati scendono del 10,8%, come anche gli inattivi di età compresa tra i 15 e i 64 anni, che fanno registrare un -3,1%. Plauso a metà da parte dei sindacati, che chiedono più risorse, per contrastare una serie di contratti che hanno una durata di meno di un mese: un contratto su quattro infatti dura meno di 30 giorni.
La mission, (termine sovrautilizzato negli ultimi anni), soprattutto da parte della Regione, è quella di puntare sempre di più sul turismo, che può diventare un'impresa. Sullo sfondo intanto, rimangono le partite aperte di ex Ilva, Ansaldo e Piaggio, che per la Liguria restano ancora strategiche e fondamentali dal punto di vista industriale. Insomma, dal turismo all'industria, passando per la fidelizzazione dei giovani: così la Liguria deve puntare sulle sue eccellenze, se vuole diventare sempre più competitiva.