GENOVA - "Da quando governano loro sono nati tanti comitati di protesta come non ne avevo mai visti, vuol dire che se avessero più attenzione verso i desideri e gli orientamenti delle persone sarebbe un rapporto più democratico. Vorremmo una politica che ha un rapporto più serio con la cittadinanza". È questa l'opinione del referente genovese dell'associazione antimafia Libera Antonio Molari sul dibattito lanciato da Primocanale (LEGGI QUI) dove si chiede ai liguri un giudizio sui sette anni di governo Bucci e i nove di governo Toti, rispettivamente sindaco di Genova e presidente di Regione Liguria. In particolare Molari contesta il modello del fare, che "se è un modello che si basa sul 'decido io senza misurarmi con quello che succede tra la popolazione' è un modello sbagliato".
Il giudizio politico è negativo: "Per quanto riguarda le nostre esperienze, Libera fa parte dell'attività contro il gioco d'azzardo e rispetto a questa problematica non siamo riusciti ad ottenere risposte concrete né dal Comune né dalla Regione - accusa Molari -. Peraltro la Regione ha una legge da applicare del 2012 che non ha ancora applicato. Significa che la Regione non risponde ai bisogni delle persone ma a quelli elettorali". Il riferimento di Molari va ad una legge sul gioco d'azzardo emessa dalla Regione nel 2012 che sarebbe dovuta entrare in vigore nel 2017, dando la possibilità a chi gestisce sale e ha macchinette in esercizi commerciali di rispondere alle indicazioni della norma, che riduceva l'offerta e la allontanava dai centri di vita e di aggregazione dei bambini e degli anziani. La Giunta nel 2017 ha rinviato questa legge e ha successivamente dichiarato che l'effetto della legge stessa viene sospeso, perché sarebbe seguito un provvedimento regolamentare o legislativo ad oggi non ancora realizzato.
Ieri Libera insieme a molte altre associazioni (Arci Liguria, Genova che osa, WikiMafia - Libera Enciclopedia sulle Mafie, Comunità San Benedetto al Porto, Young Caritas Genova) era in piazza De Ferrari per chiedere le dimissioni del presidente (sospeso) Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio con l'accusa di corruzione, falso e voto di scambio. "Ci aspettiamo che si dimetta, darebbe una risposta onorevole ad un problema drammatico - spiega Molari -. Questa situazione penalizza la cittadinanza", che quindi si allontana dalla politica e non va più a votare.
Tra i numerosi filoni che si sono intrecciati nell'inchiesta è l'accusa di voto di scambio ad aver colpito maggiormente l'associazione, dato che riguarda presunti accordi tra il capo di gabinetto di Toti Matteo Cozzani e i fratelli Testa, ritenuti referenti del clan mafioso dei Cammarata presso la comunità riesina di Certosa, dove avrebbero procurato circa 400 voti ai candidati della lista Toti alle ultime regionali. Una situazione che preoccupa Libera, da anni in prima fila per la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata: "Gli interessi sono incrociati. Nel momento in cui la politica non cerca quei soggetti che vengono indicati in quel modo sono loro a cercare la politica. Gli interessi si combinano. Dovremmo essere nelle condizioni di fare in modo che la gente sappia cosa va a votare. Dobbiamo essere nelle condizioni di dare una patente di legittimità alle persone che ci vanno a rappresentare".