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Politica

"Il parere politico della Regione è contrario, la nostra posizione è cambiata dopo le dichiarazioni dei sindaci" ha dichiarato nelle scorse ore il presidente facente funzioni Piana
3 minuti e 2 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Se ci trovassimo su un Boeing 777, di quelli intercontinentali, la turbolenza del volo sarebbe da cintura allacciata e forse anche da qualche mascherina d'ossigeno per filtrare l'aria. L'inchiesta giudiziaria che ha terremotato la Liguria a partire dal 7 maggio scorso, si sta riversando a valanga anche sulla tenuta politica, dentro e fuori la sede della Regione. Gli arresti domiciliari nei confronti del presidente Giovanni Toti, confermati anche dal Riesame, hanno gettato un enorme punto interrogativo sul futuro legislativo (la fine del mandato naturale è fissata per settembre 2025 ndr). Scongiurate le elezioni anticipate durante i primi due mesi da quando l'inchiesta è stata resa pubblica, con una risposta granitica di tutti i rappresentanti di centrodestra, la lettera di ieri dell'ex forzista ha aperto un nuovo capitolo sull'ipotesi dimissioni.

Il presidente, dalla sua villetta di Ameglia, ha scritto direttamente al suo legale Stefano Savi, ma di certo l'intendo era quello di arrivare al cuore della sua maggioranza e dei cittadini. Ha parlato di una poltrona che è maggiormente "un peso che un onore". E di una "liberazione la possibilità di ridare la parola agli elettori". Parole amare, scoraggiate, e anche arrabbiate che hanno il sapore di un primo passo verso le dimissioni. Giovanni Toti però, si rimette alla volontà dei suoi alleati, a partire da quella del ministro Matteo Salvini, che lo stesso presidente ha chiesto di poter incontrare. A lui si aggiungono i due suoi più fedeli assessori, Giacomo Giampedrone e Marco Scajola. Incontro che con quest'ultimi avverrebbe in separata sede. A quel punto, di fronte alla volontà di fare un passo indietro, la politica nazionale e ligure deciderà se chiedere un ulteriore sforzo a Toti o se rimettersi agli elettori, con elezioni anticipate già nell'autunno di quest'anno.

E proprio lunedì prossimo, 15 luglio, quando il vicepremier Salvini sarà a Genova per un impegno istituzionale assieme al suo vice Rixi, potrebbe essere il giorno in cui il leader della Lega incontrerà il presidente nella sua casa di Ameglia, anche se fonti vicine al ministro smentiscono la notizia. Nel caso l'incontro dovesse avvenire ci sarebbe solo lui in quella circostanza. Gli incontri con altri soggetti avverrebbero, secondo quanto appreso, in un secondo momento. La Lista Toti, dopo essersi confrontata con il legale del presidente Toti, "smentisce quanto riportato in agenzie in cui si parla della possibile presenza di Marco Scajola al colloquio di Giovanni Toti con Matteo Salvini. Colloquio che, come ha spiegato l'avvocato, al momento è stato solo richiesto e non ancora autorizzato e che in ogni caso riguarda esclusivamente il segretario della Lega che, resta da stabilire, sarà solo o accompagnato dal viceministro Edoardo Rixi". Nella riunione tornerà forte il tema delle dimissioni, ma non è escluso che si parli anche di altri aspetti significativi legali al futuro della Liguria.

Sullo sfondo, ad alterare gli equilibri interni alla giunta, in fibrillazione dopo il pronunciamento del Riesame, lo strappo sul rigassificatore del presidente ad interim Alessandro Piana. "Il parere politico della Regione è contrario, la nostra posizione è cambiata dopo le dichiarazioni dei sindaci" ha dichiarato nelle scorse ore Piana. Il motivo? "L'incontro avvenuto con i primi cittadini del territorio", che avrebbe riportato sulla retta via la posizione della maggioranza (in realtà soprattutto quella della Lega ndr) in tema di rigassificatore nelle acque di Vado. Da quel mondo, ancora molto vicino al presidente Toti - che si era intestato la battaglia per il trasferimento del Golar Tundra da Piombino al Savonese -, le parole del facente funzione sono risuonate come un pugno nell'occhio. La linea da perseguire è quella di non spaccare la maggioranza, già chiamata alla prova della tenuta politica ed emotiva di assessori e consiglieri, con il rischio che "l'ordine unico" possa diventare "ordine sparso". 

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