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Politica

Viaggio nell'associazione Don Vincenzo De Negri di San Quirico
6 minuti e 37 secondi di lettura
di Michele Varì
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GENOVA -Viaggio con sorpresa nella mensa dei poveri della Valpolcevera. Via San Quirico, strada grigia come questa parte di periferia che sembra un ritaglio di Genova. Qui c'è la sede dell'Associazione Don Vincenzo De Negri e qui le persone bisognose di un pasto per colpa dei covid sono passate da 25 a 70.

Nella piccola mensa fra i volontari che preparano i pasti c'è anche un nome noto, che scopriamo per caso, si tratta di Marta Vincenzi, sindaco e presidente della provincia di Genova, l'amministratore condannato per le sei donne morte nell'alluvione di via Fereggiano del 2011.

Un particolare importante: Vincenzi fa volontariato lì da quattro anni, prima della condanna che lei sconterà in affidamento ai servizi sociali proprio nella mensa di Teglia. L'ex sindaco non aveva mai voluto svelare dove svolgeva questa attività, come a preservarla dai giornalisti. Ma una volta davanti al cronista ha accettato di parlare.

"Fare volontariato è bello, mi hanno coinvolto in questo progetto che è molto bello perchè ci sono più associazioni che collaborano, anche dal punto di vista politico, posso dire questa parola che non è una parolaccia? E' un esperimento bello" dice subito Vincenzi sorpresa a tagliare carciofi in un angolo della cucina, "bello perchè ci sono tante anime, persone che derivano da tante culture e credi diversi e che si mescolano per dare una mano, e ce n'è un bisogno notevole".

La cucina, non grande, è impregnata di profumi, di odori, di cibo buono, in un pentolone cosce di pollo marinate, in un altro ribolle sugo di pomodoro. Marta Vincenzi, come le altre tre cuoche e i due uomi volontari, fra cui suo marito, indossa una cuffietta, un grembiule e guanti.

"Se sono brava a cucinare? Abbastanza, qui si cucina quel passa il convento, l'aspetto interessante è questo, qui bisogna fare da mangiare con quello che c'è e per fortuna ci sono tanti che danno una mano, questa esperienza fa sperare bene in un momento così, le persone bisognose sono aumentate tanto, da 25 a 70, c'è un bisogno anche esterno molto più elevato della risposta che riusciamo a dare".


L'ex sindaco, un tempo etichettata come superMarta per il numero di consensi personali con cui era stata eletta, pur sorpresa per la presenza del cronista nella mensa, reagisce con un sorriso, e accetta di parlare. Non era scontato.

La prima domanda parte proprio dal motivo per cui i poveri sono aumentati: il covid.
Lei come ha vissuto il lockdown?

"L'ho passato scrivendo, infatti ho pubblicato l'ultimo libro nato proprio durante il lockdown, e poi cercando di organizzarmi".

Un momento di ripensamento della vita?
Sì, è servito anche in questo, a chi non si è ammalato in modo grave e non ha avuto lutti in famiglia, è servito a ridimensionare tante cose, a fare capire il valore al fondo delle cose della vita, che è una grande gioia e un grande dono".

 

Lei è stata per molti anni amministratore, sindaco, presidente della provincia, era ipotizzabile arrivare ad avere una guerra nel 2022?


"Io alla guerra non avevo pensato, mentre sulla pandemia avevo persino scritto un libro prima che cominciasse, sulla globalizzazione, gli scambi, gli intrecci che potessero portare a qualcosa del genere. Alla guerra, come la stiamo vivendo adesso, francamente io non avevo pensato e pure sapevamo che altre guerre ci sono state e ci sono ancora, scenari di guerra un po' più lontani, questa è nel cuore dell'Europa e non si giustifica perchè viene fatta a un popolo sovrano".

 

Perché non ci siamo quasi accorti della guerra di vent'anni fa nei Balcani?

"Penso che manchi il pensiero politico, in questi anni, guardandoli un po' più da fuori e occupandomi di più di temi generali e non delle questioni della città e del territorio, non c'è un'idea di come il mondo si potrebbe trasformare e di quali strumenti si potrebbero mettere in campo. Penso alla comunità europea, io sono europeista da tempi non sospetti ma vedo le difficoltà e le potenzialità che proprio con il covid è riuscita a dimostrare, io vedo un balbettio dell'Europa e anche ora, è quarant'anni che si parla di avere una difesa europea, tuttavia se dietro non c'è una politica che dica cosa l'Europa deve essere nel mondo non servirà".

Ma perchè l'opinione pubblica, ripeto la domanda, non si è accorta della guerra dei Balcani come invece ora si accorge della guerra in Ucraina? Forse perchè c'erano meno social?

"Non credo si tratti di social, secondo me, finchè non tocca da vicino, in questo l'informazione ha anche il suo ruolo, visi che somigliano ai nostri, bambini che non sono di un altro colore"

Ma gli slavi sono come noi...

 "E però era un altro momento ed aveva più il sapore di questioni interne e non c'era grandi potenze come la Russia, comunque questa vicenda ci avvicina e speriamo serva a dire un no forte e per sempre alla guerra di ogni tipo, speriamo..."

 Pensa che andrà avanti per molto questa guerra?

"Io non sono molto ottimista, ma prima andavano di moda i virologi che parlavano della qualunque, ora vanno di moda i politologi e quelli che sanno di guerre. Io di guerre non me ne intendo, quello che vedo è che non sarà molto facile uscirne."

Ariel Dello Strologo puo essere l'uomo che può scalzare Bucci da sindaco di Genova?

 "Io sono molto contenta che sia stato indicato e che Ariel abbia accettato. Abbiamo anche collaborato quando ero sindaco, è una persona che conosco e stimo. Spero che possa costruire intorno a sé una dimensione anche culturale diversa, un'idea di una città che non è quella che in questi anni ci è stata rimandata: la città di Bucci è piena di cemento, riempita di supermercati e di abitazioni ulteriori. Il mio piano urbanistico ha subito modifiche a non finire, perché fra deroghe per costruire in riva al mare, deroghe per costruire in collina, regali in un borgo storico meraviglioso come Vesima.
Bisogna stare attenti, il modello Genova è una fregatura quando viene applicato a qualcosa che non sia un ponte, che è una cosa da fare con urgenza. Per quello tanto di cappello, ma per il resto serve un dibattito pubblico, bisogna sapere esattamente cosa si va a costruire. Non si può solo fare, bisogna fare bene, per una città sostenibile, non riempita di cemento."

Però alla fine sono stati Toti e Bucci a buttare giù le Dighe di Begato, come mai?

 "L'abbattimento delle Dighe a dire la verità erano nel mio programma elettorale, il progetto aveva avuto anche un passaggio europeo, erano stati fatti concorsi di idee per una progettazione europea. Era stata inserita nella fase di "Smart City", poi è successo cio che è successo.
Sono cose che si consolidano quando si può governare più tranquillamente.
Devo dire che la giunta successiva non ha ripreso questo tema, probabilmente non c'erano le condizioni. Bucci ha fatto benissimo a fare ciò che ha fatto. Tuttavia io guardo con preoccupazione il fatto che si butta giù la diga, ma per far stare in piedi un progetto che non è più quello iniziale, si costruiscono altri palazzi. Secondo me di questo non c'era bisogno".

 Sui centri commerciali: si dice adesso arrivano tanti supermercati, ma anche prima c'erano tante Coop, come dice la destra?

 "Ma cosa ce ne facciamo? Forse prima c'erano le Coop e poco più. Forse non c'erano domande per fare altro. Io sono d'accordo che bisogna aprire ad altri, ma da li ad andare a costruire... Tutta questa superficie di vendita in una città che si riduce in numero di abitanti"

Questo è un dato triste... 

"E' un dato triste, non mi sembra che ci siano politiche che abbiano provato a fare inversione di marcia. E' una città che diventa più piccola, e dove tutti dovremmo andare a comprare in tutti questi supermercati meravigliosi che per fortuna - dice qualcuno - non sono solo della Coop. Io ne vorrei un po' meno, meglio distribuiti e magari qualche negozietto di prossimità in più, perché durante la pandemia abbiamo imparato quanto sono importanti."

Lei è rimasta a vivere in Val Polcevera e non si è mai trasferita.

 "Sono nata qui e vivo qui, a Rivarolo, sulle alture...".

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