Sanità

Durante la presentazione del suo ultimo libro "Essere medico" a Terrazza Colombo
2 minuti e 43 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

"Vivere da pazienti qualche giorno potrebbe aiutare i medici a essere più empatici perchè così capirebbero cosa si prova veramente a essere ricoverati". A dirlo il professor Matteo Bassetti durante la

del suo ultimo libro "Essere medico, come l'empatia aiuta a guarire". Vivere le stesse paure, le stesse incertezze e le stesse difficoltà che i pazienti affrontano quotidianamente potrebbe aiutare i medici a sviluppare una comprensione più profonda delle esigenze emotive e psicologiche dei loro pazienti.

"Un medico, un uomo": una lezione di empatia

"Il libro inizia con un pezzo di uno dei film miei preferiti, che è 'Un medico, un uomo', con William Hurt - racconta Bassetti - nel 1991 fa questo film in cui lui, grandissimo cardiochirurgo, allora io facevo il secondo anno di medicina e per me era l'idolo assoluto, perché a quel tempo volevo fare il cardiochirurgo, si ammala di un tumore alla laringe, per cui passa dall'altra parte e inizia un percorso di cura: fa la radioterapia, la chemioterapia e quindi quando poi lui guarisce e torna a fare il medico, prende i suoi specializzandi e li ricovera in un reparto e li inizia a chiamare per numero e non per nome e gli mette un camicino addosso e li fa andare in giro nudi. Questa esperienza lo porta a comprendere l'importanza dell'empatia nella pratica medica, aprendogli gli occhi sui valori dei rapporti umani e sulla solidarietà con gli altri malati".

"L'empatia è un elemento fondamentale nella relazione medico-paziente. Non solo migliora la soddisfazione del paziente e l'adesione ai trattamenti, ma contribuisce anche a ridurre l'ansia e a migliorare gli esiti clinici. Quando i medici riescono a vedere le cose dal punto di vista del paziente, possono fornire cure più personalizzate e rispettose delle esigenze individuali".

Uomo calvo con la barbaA Terrazza Colombo la presentazione dell'ultimo libro di Bassetti "Essere medico"

Da medico a paziente

"Questo è quello che ogni medico, ogni infermiere dovrebbe fare: dovrebbe ricoverarsi, o nel suo reparto o in qualunque altro reparto, per imparare cosa vuol dire stare dall'altra parte della barricata. Io ho avuto un ricovero per una stupidaggine, un intervento ortopedico, ma appena sono tornato dalla sala operatoria ho capito che c'era un problema e l'ho capito dal pappagallo (tutti ridono in sala ndr). L'ho capito perché a un certo punto, io che avevo sempre fatto la pipì, come tutti, andando in bagno, mi trovo a essere bloccato in un letto e dover fare la pipì di un pappagallo, non è il problema di fare la pipì ma era la capienza del pappagallo cioè, non arrivavano al mezzo litro. Quindi, scusate se vi racconto questo particolare, ma ho fatto la pipì come si deve fare e poi sono arrivato a un punto che non ci stava più però ce n'era ancora. Allora, appoggio questo pappagallo sul comodino nel frattempo cerco di trovare un'altra cosa, chiamare l'infermiera e rovescio questo pappagallo e quindi c'era questa stanza praticamente allagata nel frattempo mi si stacca la flebo quindi un po' di sangue dalla flebo è entrata la caposala del reparto allora gli ho detto, guarda, da domani cerchiamo di mettere in ogni stanza dei pappagalli più grandi".

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