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Sanità

La notizia ha comunque fatto scatenare il mondo della politica e dell'opposizione in Consiglio regionale, anche in vista delle elezioni del 25 settembre
4 minuti e 36 secondi di lettura
di r.p.

GENOVA - "Nessun blocco degli interventi chirurgici nell’area metropolitana genovese, bensì una riprogrammazione che renda più efficienti le strutture ospedaliere della città e riduca i tempi di attesa". Così il presidente e assessore alla Sanità della Regione Liguria dopo la riunione convocata con i vertici del Policlinico, di Alisa e di Asl3 per la scelta, da parte della direzione dell'ospedale, di sospendere dal 5 settembre, per almeno tre mesi, gli interventi chirurgici programmati così da dare priorità solo a urgenze e interventi per malati oncologici.

"In un’ottica di sempre maggiore sinergia e collaborazione fra le strutture dell’ospedale policlinico San Martino e i presidi ospedalieri di Asl3 e gli altri presidi della città - continua -, le operazioni chirurgiche di alta, media e bassa intensità sono oggetto già in queste ore di una nuova programmazione, al fine di rendere più efficienti le strutture operatorie dei singoli nosocomi. Per far fronte alla ormai endemica carenza di personale nel sistema sanitario a livello nazionale e al fine di ridurre le liste di attesa, che risentono ovviamente degli effetti della pandemia, ma anche per ottimizzare le risorse umane, professionali e logistiche si sta infatti procedendo ad ampliare sempre di più quella politica di collaborazione e sinergia già in atto da molti mesi tra le aziende, come ad esempio quella tra Galliera e Asl 4 per Ortopedia, tra Galliera e Asl1 per Urologia, tra San Martino e Asl3 per Ginecologia, tra Asl2, Università e San Martino per Anestesia e Rianimazione".

"Stupisce ancora una volta – aggiunge il presidente - che lo sforzo di rendere maggiormente produttive e più aderenti alle richieste dei cittadini le nostre strutture ospedaliere possa essere colto come notizia negativa, e stupiscono le polemiche di fronte a ogni operazione di razionalizzazione di un sistema che deve ovviamente tener conto anche della presenza del Covid, come della difficile situazione dal punto di vista del reclutamento di professionalità ma che, nonostante questo, non vuole rinunciare a dare risposte sempre più celeri e coerenti ai bisogni dei cittadini, partendo da quelli che necessitano di cure più urgenti. Per quanto riguarda il personale, è necessario infine ricordare che si stanno concludendo le procedure del concorso per gli infermieri e gli Oss: tra poche settimane, le aziende, compreso il Policlinico, potranno attingere alle graduatorie e procedere all’assunzione di 700 infermieri e 274 Oss a tempo indeterminato".

"Regione Liguria ha stabilito un modello efficace che è quello dell'ospedale diffuso – aggiunge il direttore generale di Alisa Filippo Ansaldi - così come avvenuto per la collaborazione attivata nella chirurgia ortopedica tra il Galliera e Asl4. Anche in questo caso vengono messe a fattor comune le risorse umane, tecnologiche e logistiche per dare risposte ai bisogni di salute cittadini in una logica di rete".

"Gli interventi non sono calati rispetto al 2019, pre-Covid: ad esempio in chirurgia toracica – spiega il direttore generale del Policlinico San Martino, Salvatore Giuffrida - nei primi sei mesi del 2019 abbiamo effettuato 174 interventi a fronte dei 218 effettuati nel primo semestre del 2022. In chirurgia vascolare, gli interventi effettuati nei primi sei mesi del 2019 sono stati 556 a fronte dei 615 dei primi sei mesi di quest’anno. Dobbiamo assumere 200 infermieri e abbiamo una carenza, qui come in tutta Italia, nelle discipline di Anestesia e Medicina d’urgenza su cui a livello nazionale non vengono garantiti i professionisti di cui il sistema sanitario ha bisogno. Ritengo che il Policlinico San Martino debba concentrarsi su tutta l’alta complessità, dalla cardiochirurgia alla neuroradiologia con la gestione degli ictus, alla neurochirurgia”.

"La collaborazione tra le aziende liguri, e nello specifico quelle dell’area metropolitana genovese, rappresenta una risposta alle reali necessità della popolazione, soprattutto quella afflitta dalle patologie più gravi – precisa il direttore generale della Asl 3 Luigi Carlo Bottaro - Le difficoltà organizzative, anche temporanee, delle singole aziende devono trovare obbligatoriamente risposte nel servizio sanitario regionale, nel rispetto innanzitutto del cittadino e, contestualmente, delle singole professionalità del sistema stesso".

La notizia ha comunque fatto scatenare il mondo della politica e dell'opposizione in Consiglio regionale, anche in vista delle elezioni del 25 settembre, come il gruppo del Partito Democratico che ha rilasciato una nota dove sottolineava quelle che sarebbero le gravi carenze che si possono riscontrare nella sanità ligure: "Solo al San Martino mancano 230 infermieri, e il direttore generale dell'ospedale parla di una pesante carenza di anestesisti, tecnici di laboratorio e radiologia".

Anche gli esponenti del Terzo Polo hanno commentato: "La situazione in cui versa l'ospedale San Martino di Genova è drammatica ma allo stesso tempo prevedibile ed evitabile". Lo dichiara Raffaella Paita, deputata di Italia Viva. "La sospensione degli interventi non urgenti nella struttura genovese non dipende certo da medici e infermieri, che anzi si sono spesi sempre con grande impegno, professionalità e competenza. Il motivo principale è la carenza di personale, anche infermieristico. E dunque, in seconda istanza, il deficit di programmazione, investimenti, risorse sulla sanità a livello regionale. A questo si somma anche l'emergenza scatenata dal Covid. Assistiamo infatti a un fatto paradossale: dopo il superamento dell'emergenza pandemica, anziché tornare alla normalità, si riprecipita a una nuova emergenza per mancanza di investimenti.

"Da anni sottolineiamo l'inadeguatezza della politica regionale sulla sanità ligure - continua -. Che riguarda non soltanto Genova ma anche La Spezia, con la mancata realizzazione dell'ospedale, il Ponente, con le emergenze rappresentate da Albenga e San Paolo e nel Levante. Il caso dell'ospedale San Martino dimostra che la situazione della sanità in Liguria è arrivata un punto di non ritorno. Mancano le risorse, manca una regia, manca una capacità di programmazione. E questo è imputabile alle non scelte dell'assessore alla Sanità della regione Liguria, ovvero Giovanni Toti".

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