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Sanità

Il 25 febbraio 2020 il primo caso ad Alassio
3 minuti e 30 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

GENOVA - "Tre anni dopo mi commuovo ancora pensando agli occhi delle tante vittime di Covid che ho visto morire sole senza i loro cari, sono stati momenti difficilissimi che non potrò mai dimenticare". Così l'infettivologo Matteo Bassetti ricorda a Primocanale il 25 febbraio del 2020 e la prima fase dell'emergenza Covid in Liguria.

"Quei momenti sembrano lontanissimi, ma sono molto fermi nella mia memoria, non li dimenticherò mai - ricorda Bassetti - è stato come se con il caso di Codogno si fosse accesa la luce. Fondamentalmente brancolavamo nel buio cercando un cinese con una polmonite atipica, nella realtà, il lunedì di quella settimana scoprimmo in qualche modo che il virus era tra di noi e lo abbiamo scoperto anche in Liguria pochi giorni dopo il caso di Codogno, proprio con un gruppo di turisti provenienti dall'area di Codogno che erano in vacanza ad Alassio nell' hotel Bel Sit. Ci telefonarono e ci dissero che c'era una signora che aveva dei sintomi compatibili con una infezione respiratoria.

Ricordo quel pomeriggio in cui la signora venne ricoverata al San Martino arrivò la comunicazione dal laboratorio di virologia che era positiva al Sars Cov 2.

Da lì iniziò purtroppo un lungo percorso durato mesi, anzi possiamo dire durato anni, con un continuo arrivo di persone che avevano bisogno di assistenza respiratoria, cioè fondamentalmente persone che avevano una gravissima insufficienza respiratoria con quadri, polmonari, tutti uno uguale all'altro con polmonite bilaterale interstiziale e lì è iniziato il momento che devo dire, a riguardarlo oggi è stato un momento straordinario per il nostro sistema, per la sua capacità di reagire, di collaborare. Mi sembra veramente molto lontano guardando quello che sta succedendo oggi. Perché allora, secondo me siamo stati tutti migliori nel senso di cittadini da una parte, ma il sistema sanitario si è organizzato in poco tempo dando delle risposte secondo me eccezionali. Ricordo ancora quei momenti come veramente i momenti secondo me straordinari.

Io credo che la Liguria e Genova e il San Martino abbiano fatto un lavoro eccezionale che mi auguro tutti i cittadini della Liguria e di Genova sappiano ricordare perché il lavoro fatto e l'assistenza data a tutti i liguri e non solo che ne hanno avuto bisogno è stata veramente di grandissimo livello.

Il gruppo del San Martino di ricerca sul Covid è uno dei più produttivi a livello italiano a livello mondiale a livello di produzione scientifica, cioè di articoli scientifici. Sul come siamo stati veramente tra i primi nel mondo e io di questo credo che dobbiamo essere tutti molto orgogliosi. Mai nel passato si era stati così forti e così bravi su una malattia come lo siamo stati sul Covid, quindi orgoglio genovese e orgoglio ligure. Lo voglio ricordare, lo voglio sottolineare. Ci ha portato veramente agli onori delle cronache mondiali, anche per la capacità che abbiamo avuto di fare sistema, di fare squadra e di saper reagire a un problema nuovo.

Nelle scorse settimane una troupe della Cnn è stata al San Martino per girare un documentario per Medscape, il più importante canale del mondo di comunicazione a medici e operatori sanitari, proprio su quei primi giorni di gestione Covid. 

Tre anni dopo il ricordo è sempre per le prime vittime: "Io faccio il medico e quindi sono abituato, dovrei essere abituato ad avere a che fare con la morte. Il Covid ci ha portato ad avere contatto con due o tre decessi al giorno mentre io ero abituato ad avere al massimo uno o due decessi, tre decessi al mese. Ecco, qui siamo arrivati ad avere due tre decessi al giorno. Allora io ricordo ancora il furgone che veniva quello bianco che veniva a portare via le salme, le portava all'obitorio. Venire due, tre, quattro volte nella stessa giornata. Questo per noi è stato veramente la parte più brutta perché soprattutto in una prima fase, non poter far nulla, sentirsi completamente inermi e avere questo rapporto con la morte diretto e non avere comunque la presenza dei parenti ecco, questo devo dire che è stato sicuramente la parte che mi ha segnato di più e che credo mi porterò dentro per tutta la vita: gli occhi di quelle persone che ci hanno lasciato da sole e non me le dimenticherò mai".

 

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