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L'organizzazione mondiale della sanità dice che le infezioni del sito chirurgico possono essere ridotte tra il 40 ed il 60%
1 minuto e 55 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

GENOVA - Le infezioni ospedaliere rappresentano per gli infettivologi la vera grande pandemia del futuro. In Europa 1,6 casi ogni cento interventi, una media superiore a quella italiana che si ferma a 1,2 casi. A indicarlo è il nuovo rapporto del centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc).


Tra il 2018 e il 2020 sono state segnalate, in 13 Paesi europei, quasi 19.680 infezioni del sito chirurgico su oltre 1,2 milioni di interventi chirurgici.

Ogni anno in Italia solo oltre 500mila i pazienti che contraggono un’infezione correlata all’assistenza, in oltre settemila casi l’esito è fatale. Di queste, il 14,4% sono infezioni del sito chirurgico.

Le infezioni del sito chirurgico sono le più frequenti infezioni ospedaliere e provocano degenze ospedaliere più lunghe, ulteriori procedure chirurgiche, fino ad arrivare in alcuni casi a sepsi, ricovero in terapia intensiva e decesso.

Le infezioni dei siti chirurgici rappresentano una delle principali complicanze nei pazienti che sono stati sottoposti a intervento: sono cinque volte più esposti alla possibilità di essere di nuovo ospedalizzati; due volte più esposti al rischio di degenza in terapia intensiva e due volte più esposti al rischio di decesso.

Oltre a rappresentare un rischio per la salute della persona, le infezioni hanno anche pesanti ripercussioni economiche sulla sanità pubblica dovute al prolungamento della degenza ed alla re-ospedalizzazione e di conseguenza all’aumento dei giorni di ricovero in ospedale.

Il report ha monitorato oltre 2.500 ospedali che fanno parte della rete di sorveglianza, includendo gli esiti di 9 tipi di procedure chirurgiche: protesi del ginocchio, dell'anca, bypass coronarico, colecistectomia a cielo aperto e laparoscopica, chirurgia del colon a cielo aperto e laparoscopica, taglio cesareo e laminectomia.


Quasi un terzo dei casi sono stati diagnosticati in ospedale e i patogeni più frequenti son stati gli enterococchi (17,6%), l'escherichia coli (17,2%) e lo stafilococco aureo (15,2%).

L'organizzazione mondiale della sanità dice che le infezioni del sito chirurgico possono essere ridotte tra il 40 ed il 60% con la giusta strategia, una corretta informazione, una efficace sensibilizzazione, adeguati sistemi di sorveglianza e programmi di prevenzione.

Confrontando l'anno 2020 con il 2018-2019 c'è una diminuzione del numero annuo di procedure chirurgiche segnalate e dei paesi che partecipano alla sorveglianza riportando i propri dati. E il motivo, indica l'Ecdc è che la pandemia di Covid-19 ha ridotto la raccolta di dati in questo ambito, così come per altre attività di sorveglianza di sanità pubblica.

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