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Sanità

Già valido il documento firmato con la Toscana, dopo l'estate tocca a Piemonte ed Emilia Romagna
2 minuti e 8 secondi di lettura
di Eva Perasso

Pazienti alla ricerca di prestazioni sanitarie fuori dai confini regionali, soprattutto in quelle limitrofe come Toscana, Piemonte, Lombardia o Emilia e una mobilità passiva che incide molto sui costi sanitari della Liguria. Per provare ad arginare il fenomeno, la Liguria ha siglato un patto con la Toscana e presto farà lo stesso anche con Emilia Romagna e Piemonte.

Lo ha spiegato l'assessore regionale alla sanità Angelo Gratarola: "Il problema della mobilità passiva esiste e ha una quota importante a cui stiamo lavorando per ridurla e autonomizzare la Liguria dal punto di vista sanitario il più possibile. Esiste una mobilità fisiologica di confine: il primo accordo lo abbiamo stipulato con la Toscana dove esiste un flusso di pazienti toscani che vengono a farsi curare da noi e viceversa e con la Toscana abbiamo firmato un documento che permette per alcuni tipi di prestazioni di porre un tetto e qualora ci fosse un superamento del tetto, costi la metà. Un accordo simile lo stiamo concludendo con Emilia Romagna e Piemonte. L'accordo vale già per il calcolo del 2022, con la Toscana è già stato firmato e con Emilia e Piemonte lo faremo dopo l'estate".

Vi è poi il problema dei sanitari che hanno scelto di andare a lavorare altrove, soprattutto i chirurghi e che portano fuori regione i pazienti per le operazioni: "La mobilità passiva costa globalmente decine di milioni, questa è una sola parte, noi stiamo lavorando per recuperare quella mobilità legata al fatto che alcuni operatori liguri sono andati a lavorare in basso Piemonte, Lombardia, Emilia e da lì in qualche modo trascinano il cittadino ligure per essere operato nel privato accreditato. Noi stiamo cercando di fare la stessa cosa al contrario, riportare queste figure e re-invertire la rotta la rotta della mobilità passiva. Contiamo di generare un abbattimento delle liste d'attesa corposo negli anni a venire", spiega Gratarola.

"Le liste d'attesa sono un problema complesso che non ha una sola origine: ci sono liste d'attesa per le visite, per la diagnostica, per gli interventi chirurgici. Per la diagnostica e prime visite vi è un tema di appropriatezza: stiamo cercando di capire ciò di cui i cittadini hanno bisogno e se la domanda è appropriata. Per gli interventi, c'è una voce tra le più grandi che è la chirurgia protesica, cioè protesi di anca e ginocchio che molte volte i cittadini liguri vanno a eseguire fuori dal confine. Stiamo lavorando perché questo fenomeno inverta la rotta e per operare qui tutti i congrui senza che questi debbano cercare la prestazione nelle regioni vicine alla nostra", conclude l'assessore. 

 

 

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