La fuga dei medici dal pronto soccorso non accenna a diminuire e se le cose oggi vanno male se non si invertirà la rotta andranno ancora peggio in futuro. Al Villa Scassi di Genova Sampierdarena mancano 18 medici e si va avanti grazie all'abnegazione dei medici rimasti e ai gettonisti. L'organico dovrebbe essere di 27 medici, compreso il direttore Alessandro Rollero, oggi sono 11, di cui due in malattia, quindi effettivi 9 e a gennaio molto probabilmente un altro medico se ne andrà e quindi rimarranno in 8. Al momento al mattino ci sono 5 medici invece che 6 di cui 2 a visitare in saletta; il pomeriggio 3 invece di 4 e la notte 2 da due settimane. A fronte di questa difficoltà i numeri di chi si rivolge a questo pronto soccorso sono in aumento: alla fine del 2024 circa 42mila persone avranno varcato la soglia del pronto soccorso del Villa Scassi di Genova Sampierdarena, l'anno scorso sono state 39 mila.
Fuga costante e continua post Covid
Dal pronto soccorso si può dire che c'è una vera e propria fuga costante in particolare da dopo il Covid: il sistema è in forte difficoltà a causa delle carenze di risorse, sia per personale che per infrastrutture e questo per una mancanza di investimento di oltre dieci anni. Nel 2019, infatti, sempre al Villa Scassi il numero dei medici era giusto, poi mano a mano, i medici hanno deciso, in numero sempre maggiore, di abbandonare l'emergenza-urgenza in primis per stress, burn out e ricerca di una maggiore qualità di vita. In Italia il 29% dei direttori dei pronto soccorso denunciano criticità nel coprire i turni. La mancanza di personale è quindi il problema più urgente: a livello nazionale ne mancano 4500. Chi resta lavora in condizioni difficili con livelli di stress molto alto e turni massacranti, uno dei motivi per cui sempre meno specializzandi sceglie questo settore: nel 2023 sono rimaste non assegnate ben il 76% delle borse di specializzazione a disposizione ossia tre posti su quattro sono rimasti vuoti. La mancanza di medici genera condizioni di lavoro ancora peggiori: con poco personale, il carico di lavoro diventa ancora più difficile da gestire.
Per garantire il servizio in Italia ecco i gettonisti
Per andare avanti e quindi continuare a dare un servizio di emergenza, compensando le mancanze sempre più spesso in Italia le aziende sanitarie si affidano ai medici a gettone ossia liberi professionisti che vengono chiamati tramite società private o cooperative per coprire turni e servizi scoperti. Secondo la Simeu (società italiana di medicina urgenza) quella dei medici a gettone è una prassi che si è radicata in quasi tutto il territorio italiano: in Veneto vi fa ricorso il 70% degli ospedali, il 60% in Liguria, il 50% in Piemonte.
Al pronto soccorso del Villa Scassi ci sono i gettonisti interni
Nel 2024, per la prima volta vista la situazione di carenza, il pronto soccorso del Villa Scassi è dovuto ricorrere a medici gettonisti interni al sistema sanitario nazionale. In tutto sono 14 che vengono usati a turno per coprire i buchi: sono un anestesista; 4 pneumologi; 8 chirurghi e 1 neurologo. Sono pagati 100 euro lordi all'ora per una cifra totale di circa 800mila euro l'anno. La scelta della Asl 3 è stata quindi quella di non ricorrere a cooperative o società private, come anche altre Asl liguri fanno, ma di chiedere a medici interni se fossero disposti a coprire alcune ore dei turni scoperti.
Accessi impropri: in troppi in pronto soccorso non dovrebbero andare
Tra i problemi dei pronto soccorso il numero di accessi impropri: in Italia circa il 25-26% degli ingressi, ossia circa quattro milioni di persone, non sono urgenti. Al Villa Scassi il 65% degli accessi impropri dell'anno scorso sembra destinato ad aumentare per il 2024 a circa il 68%. Si tratta di persone che potrebbero essere gestite dal medico di medicina generale o da strutture territoriali, al momento però il territorio non sembra essere in grado di dare risposte.
Pazienti anziani e rischio 'boarding'
In Italia i pazienti che arrivano oggi in pronto soccorso sono sempre più anziani e complessi: il 27% sono cronici e con diverse patologie; il 26% con patologie assistenziali; il 25% oncologici; il 22% psichiatrici. I pazienti quindi che hanno bisogno di cure continue sovraccaricano il flusso del pronto soccorso e si collegano al cosiddetto 'boarding' ossia i pazienti costretti a rimanere in pronto soccorso in attesa di un posto in reparto, in Italia il 54% delle strutture segnala questa difficoltà che fa sì che i pazienti non vengono trasferiti e quindi creano un blocco che rallenta il sistema. Nel pronto soccorso del Villa Scassi quest'ultimo fenomeno interessa più del 50% dei pazienti.
Concorsi quasi sempre deserti
L'ultimo concorso c'è stato pochi giorni fa il 27 novembre: su 6 domande arrivate, 3 sono stati giudicati idonei e 2 specializzandi sono risultati vincitori peccato che non potranno iniziare a lavorare prima di luglio 2025 quando finiranno la specialità. Una delle cause della poca attrattività oltre ai compensi è sicuramente la medicina difensiva, in pronto soccorso più probabile subire denunce e tutta la categoria da tempo chiede la depenalizzazione dell’atto medico.
Aggressioni e violenze
Chi lavora in pronto soccorso è poi più soggetto alle aggressioni: secondo un sondaggio SIMEU (società italiana di medicina urgenza)il 76% degli operatori sanitari ha subito aggressioni verbali e il 64% è stato vittima di aggressioni fisiche.
Ambulatorio codici bianchi e verdi
Anche al pronto soccorso del Villa Scassi c'è un ambulatorio per codici bianchi e verdi ma si regge solo su sette medici specializzandi, con decreto ministeriale possono lavorare otto ore settimanali in base alle disponibilità, per questo nel mese di novembre è stato aperto 15 giorni su 30 e nel mese di dicembre rischia di essere aperto solo 5 giorni perché ovviamente i medici vengono dirottati dove c'è più necessità.
C'è poi un problema di informazione e cultura dell'emergenza: il 41% non sa come funziona il triage e il 61% non sa come funziona il sistema a cinque colori.
Un gatto che si morde la coda quindi: condizioni di lavoro critiche svuotano i banchi delle scuole di emergenza-urgenza e la scarsità del personale mette in ginocchio gli ospedali pubblici, sempre più lontani dai pazienti. Per questo occorre un intervento immediato e incisivo per evitare che un giorno, purtroppo vicino, pronto soccorsi vengano chiusi o medici d'emergenza siano sempre meno.
La precisazione di Luigi Carlo Bottaro direttore generale Asl 3
"In merito all’articolo apparso oggi su Primocanale “Crisi pronto soccorso: al Villa Scassi 18 medici in meno, avanti con gettonisti interni”, ASL3 precisa che la definizione “gettonisti interni” appare fuorviante in quanto il supporto dato al PS del Villa Scassi, come per altro in altri reparti se del caso, viene fornito da professionisti interni all’Azienda tramite le c.d. “prestazioni aggiuntive”. Le stesse, effettuate dal personale dipendente, sono previste dal Contratto di lavoro in presenza di carenza di organico ed impossibilità momentanea alla copertura di turni di lavoro.
Si vuole sottolineare in maniera decisa questo concetto in quanto è ben noto che ASL3, ancor oggi, non ha mai ipotizzato di ricorrere a Cooperative esterne e\o a “professionisti gettonisti”, ritenendo tale modalità organizzativa foriera di un progressivo impoverimento del concetto di “rete professionale interna” sia del singolo servizio sia a livello Aziendale.
E’ del tutto evidente che questa ferma posizione, nel brevissimo, necessita di una forte presa in carico istituzionale della problematica, come peraltro sembrerebbe avvenire, a livello nazionale".