Sanità

Circa 350 i pazienti monitorati in meno di una settimana al San Martino. Parola d'ordine: tranquillità, e la sensazione che il paziente sia maggiormente seguito
2 minuti e 24 secondi di lettura
di Eva Perasso



Da una settimana ormai all'ingresso nel pronto soccorso dell'ospedale San Martino di Genova nelle procedure di accettazione viene consegnato anche un foglio con un codice per accedere a una applicazione e monitorare il percorso di cura della persona presa in carico dal personale sanitario. Così, il parente di una persona portata al pronto soccorso può sapere scaricando la app "PS Tracker" a che punto si trova il suo caro: se è in attesa, se è stato visitato, se ha svolto esami diagnostici, se ha già ricevuto il referto.

Presto anche negli altri ospedali

Nel rispetto della privacy, e senza mai poter vedere i referti degli esami eseguiti, la app di certo tranquillizza chi vede entrare un amico o un parente al pronto soccorso e spesso ha la sensazione che nulla stia accadendo dietro alla porta scorrevole. E i primi riscontri sono buoni: per tanti pazienti la app è stata consultata anche da più di un parente, e sono pochi quelli che han detto 'no' alla proposta di attivare il servizio. Tanto buoni che presto la app potrebbe essere trasferita anche sugli altri ospedali della Liguria.

349 pazienti monitorati

Il servizio, sviluppato da Liguria Digitale e attivabile su tablet, Pc o smartphone, è partito alle 9.30 di mattina del 5 novembre scorso ed è in aggiornamento costante: "Vi sono stati sottoposti 349 pazienti (dati aggiornati a sabato sera, ndr), di cui solo 32 non hanno accettato di partecipare al progetto. L'applicazione è stata aperta da 144 parenti su 94 pazienti monitorati e ha una media di cento episodi circa notificati al giorno, nello specifico da 90 a 125", spiega a Primocanale la dottoressa Emanuela Barisione, direttore del dipartimento di emergenza e accettazione del San Martino.

Resta sempre l'orario di visita

"Girando per il pronto soccorso questa settimana la parola 'tranquillità' mi è stata costantemente ripetuta", racconta ancora la dottoressa Barisione. "In particolare tranquillizza il sapere che dentro al pronto soccorso, chiusa la porta, stiano accadendo delle cose. La sensazione per i parenti è infatti che le persone siano parcheggiate: è anche uno dei motivi per cui la app è stata attivata. Ovviamente l'orario di visita viene mantenuto, i parenti possono parlare con medici e infermieri come prima. Questo è uno strumento aggiuntivo".

Oltre 200 accessi al pronto soccorso

Il sistema va naturalmente affinato e i primi riscontri servono proprio per migliorarne ogni funzionalità. Restano limiti ben precisi: il percorso donna per chi ha subito violenza non fa parte di questo servizio, così come i pazienti devono essere maggiorenni. Ma di certo questo approccio permette di tranquillizzare e snellire la parte comunicativa con il personale del pronto soccorso già oberato per via dei grandi afflussi: "L'accesso è alto, viaggiamo sui 200-240 accessi al giorno, è un pronto soccorso che lavora tanto. Rendersi conto da casa che vengono fatte delle cose è importante. Per la privacy con vengono visualizzati i referti che verranno poi discussi direttamente con i medici del reparto, semplicemente si sa cosa sta accadendo".

 

Un paziente ricoverato all'ospedale in attesa per la sala chirurgica

 

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