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Sanità

Il protocollo sperimentale messo a punto dalla professoressa Lucia Del Mastro a Genova
3 minuti e 22 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

Valentina Robino oggi è una mamma felice di due adolescenti di 16 e 15 anni ma la sua seconda gravidanza è stata un vero e proprio viaggio sulle montagne russe tra attese, paure, emozioni tutte al massimo che oggi a distanza di 15 anni riguarda con la serenità di chi ha una vita sana e normale. Tra il 2009 e il 2010 mentre aspettava sua figlia le viene diagnosticato (in ritardo) un cancro al seno triplo negativo, il più aggressivo e difficile da curare. Le viene proposto un protocollo sperimentale di chemioterapia in gravidanza e decide di affidarsi completamente ai medici e alla ricerca. La sua storia l'ha raccontata a 'People - cambia il tuo punto di vista'.

Diagnosi di tumore al seno alla 25esima settimana di gravidanza

"Ho scoperto di avere un nodulo al seno a 37 anni, l’ho sentito mentre facevo la doccia, ho prenotato subito un’ecografia, mi hanno rassicurata che non era niente di grave - racconta Valentina - con quella risposta non ho più dato importanza a quella pallina anche perché nel frattempo avevo altro a cui pensare perché quello stesso mese, infatti, ho scoperto di aspettare una bambina. Dopo qualche tempo ho raccontato di quel nodulo, che nel frattempo era diventato più grande, alla dottoressa Anserini, ginecologa all’ospedale San Martino di Genova, che seguiva la mia gravidanza, lei ha insistito per fare un controllo da uno specialista, ero alla 25esima settimana quando il dottor Calabrese dell'Ist del San Martino mi ha parlato di tumore.

Questa notizia è stata una notizia difficilissima da accettare perché, come per tutti, non sono notizie semplici ma io ero incinta e questo aggravava ancora di più le mie preoccupazioni".

L'intervento e le cure

"Mi hanno operano dopo pochi giorni per togliere il tumore, i linfonodi erano puliti ma c'era il problema delle chemioterapia. Fondamentale per me l'incontro con Lucia Del Mastro, oncologa del San Martino e ricercatrice Airc, che mi ha dato molta speranza, mi ha preso per mano e mi ha aiutato innanzitutto ad affrontare la notizia della malattia con positività e soprattutto mi ha aiutato perché, grazie al sostegno dell'Airc, lei aveva messo a punto un protocollo speciale di cure proprio per le donne in gravidanza.

Ero alla 26esima settimana e non era possibile aspettare la nascita della bambina per iniziare le cure, dovevamo cominciare subito. Così abbiamo deciso insieme di partire subito con la chemio, interromperla per far nascere la bambina, e poi riprenderla. Mi sono affidata a lei e ai medici che mi seguivano: oncologo, ostetrica, neonatologo, chirurgo.

Una chemio studiata per me e mia figlia

"Ho fatto una chemio studiata appositamente per me e per mia figlia, era molto diluita per ridurre i danni alla bambina e più lenta: un normale ciclo si fa in un’ora, per il mio erano necessarie 72 ore. La mia paura più grande era quella di non riuscire a curarmi e prendermi cura della mia bambina e del fratellino che all’epoca aveva un anno e mezzo, non avevo mai sentito storie come la mia e non immaginavo fosse possibile trattare un cancro al seno durante la gravidanza".

Mia figlia miracolo della ricerca

"Alla 34esima settimana di gravidanza, dopo due cicli di chemioterapia, il 4 marzo 2010, è nata mia figlia e stava bene. Sembrava un miracolo, ma in realtà non lo era affatto. Il merito è stato tutto dei medici che mi hanno seguito e dei progressi della ricerca. Ho ripreso subito altri cicli di chemioterapia. Ho fatto la radioterapia ho finito le cure e oggi sono passati quasi 15 anni sono qui sana e sto bene.

La mia vita è andata avanti in maniera serena e normale che è la cosa più bella, il dono più grande che devo ai medici che mi hanno curata e alla ricerca che ha trovato la cura adatta a me".

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