A Genova cambia il sistema di gestione dei posti letto nelle Rsa per i pazienti post-acuti dimessi dagli ospedali. L'iniziativa, promossa da Regione Liguria, Asl 3 e gli ospedali del capoluogo, mira a ridurre drasticamente la presenza di letti e barelle nei pronto soccorso, garantendo un'accoglienza più efficiente per i pazienti e migliori condizioni di lavoro per il personale medico.
Posti letto in aumento: da 220 a 300
Grazie a questo nuovo piano, il numero di posti letto disponibili nelle Rsa salirà da 220 a 300, con una novità importante: la gestione passerà direttamente ai singoli ospedali, anziché essere centralizzata dalla Asl 3. In particolare, la ripartizione sarà la seguente: San Martino 141 posti; Galliera 69 posti; Villa Scassi 63 posti; Evangelico 27 posti.
Ogni ospedale potrà autorizzare un massimo di 30 giorni di degenza per paziente, con una rivalutazione ogni due settimane. Inoltre, per evitare ritardi nei trasferimenti, se un paziente non viene spostato entro 48 ore dal momento della prenotazione del posto, il letto sarà reso disponibile per altri pazienti in attesa.
Un cambio di passo per ridurre le criticità nei pronto soccorso
L'obiettivo principale di questa riforma è alleggerire la pressione sui pronto soccorso, dove attualmente molti pazienti restano in attesa per troppo tempo. "Non possiamo più accettare una situazione così disumana", ha dichiarato Massimo Nicolò, assessore regionale alla Sanità. Il nuovo sistema renderà più veloce ed efficace il flusso di pazienti dagli ospedali alle Rsa, migliorando l'intero percorso di dimissione.
Inoltre, l'assessore Nicolò ha sottolineato come il problema non sia clinico, ma organizzativo. "Il livello delle cure è altissimo, sia nei pronto soccorso che nei reparti e nelle Rsa. Il nodo è la gestione dei flussi di pazienti, e affidare la responsabilità direttamente agli ospedali renderà il turnover più lineare ed efficiente". Contrariamente alla percezione diffusa, questa riforma non comporta tagli, bensì un aumento dei posti letto e una migliore redistribuzione delle risorse. "Dobbiamo riorganizzare, ma non per questo dobbiamo tagliare", ha concluso Nicolò.
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