“Sono caduta tre giorni fa. Il medico di famiglia mi ha visitato e sostiene che ho due costole incrinate. Ma fatico a respirare, a ridere, a tossire. Sono venuta a vedere che cosa ho davvero”. Due costole incrinate, ovviamente. Però la signora, non più di cinquant’anni, ha occupato un posto al “triage”. E quando se n’è andata aveva pure da ridire.
Come suole dirsi, ho avuto un incontro ravvicinato con il Pronto Soccorso dell’ospedale di Imperia. Non mi soffermo in particolari per non fornire elementi di identificazione che potrebbero risultare sgraditi, non avendo io alcuna autorizzazione a violare la privacy.
I turni massacranti di medici e infermieri
Un paio di cose, tuttavia, desidero dirle. La prima. Ci sono medici e infermieri che si fanno un mazzo tanto. In alcune circostanze, camici che montano alle sei del mattino e alle venti sono ancora lì. Non è una novità, purtroppo. Né in Liguria, né nel resto d’Italia. Mi spiace per loro: i turni possono essere davvero massacranti.
Ma dispiace anche per noi pazienti. Quando sono passate dieci, undici, dodici ore di lavoro, lo sbaglio di un medico o di un infermiere ci può scappare. Non succede o se succede è molto di raro. Però sarebbe umano. Di sicuro, inveire o addirittura menare le mani non aiuta nessuno. Nessuno, chiaro?
La seconda cosa che dico. Il malanno di ognuno di noi è il più importante del mondo, è comprensibile. Ma i professionisti di un “Pronto” sono appunto dei professionisti. E la prima cosa che fanno è verificare come stai. Se ti danno il codice verde e devi rimanere in attesa per qualche ora non è che sono diventati scemi all’improvviso o si divertono a farti aspettare!
C'è chi si presenta in ospedale pur non avendone necessità
Difatti, il mio contatto con il Pronto Soccorso è avvenuto in una giornata (fino alle 15, poi non so) complessivamente fortunata: un codice rosso, due arancioni e moltissimi altri verdi. Quanti di questi ultimi avrebbero potuto tranquillamente non presentarsi in ospedale? Invece, come la signora delle costole incrinate, si pensa solo a se stessi.
Non è giusto. E’ vero che la sanità pubblica non gode di buona… salute, però noi cittadini ci mettiamo del nostro (mi verrebbe da dire alcuni cittadini, perché io e tanti altri non siamo così). Secondo le ultime statistiche, due pazienti su dieci non si presentano agli appuntamenti prenotati, senza neppure avere la buona creanza di avvisare. Il che porterebbe qualcun altro in attesa a subentrare. Invece, niente. Tra analisi, visite ed esami, saltano oltre 150 milioni di euro, sui 760 erogati dal Servizio sanitario nazionale. Non sarebbe corretto sostenere che le liste d’attesa sono provocate da tale maleducazione, però almeno questa potremmo evitarcela.
Lo stesso può dirsi per l’intasamento dei Pronto Soccorso. Va bene i tagli degli ultimi vent’anni, va bene la carenza di personale, va bene gli sprechi nell’acquisto del materiale. Va bene tutto ciò che abitualmente si può rilevare per affermare che la nostra sanità è al collasso e che viene favorita quella privata. Non sono affatto sicuro, tuttavia, che il cittadino sia esente da responsabilità. Il brutto è che quando fai notare il mancato rispetto di una regola, o di una norma dettata solo dal buon senso e dalla buona creanza, spesso ti senti rispondere: “Fatti i cazzi tuoi!”. Testuale. C’è un problema. Abbiamo un problema.
Iscriviti al canale di Primocanale su WhatsApp e al canale di Primocanale su Facebook e resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria
IL COMMENTO
Urge un rilancio di Piccapietra
Il segnale dei primi bebè del 2025 in Liguria