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Sport

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di Giovanni Porcella

La Roma pesca nel finale la vittoria con la firma di Felix Afena Gyan classe 2003. La prima di Shevcenko in rossoblu è una doccia fredda perché il tecnico ucraino, acclamato dalla Nord al suo ingresso nel Ferraris, stava resistendo ai giallorossi di Mourinho quando al minuto 81 il ragazzino, appena entrato, ha segnato il vantaggio chiudendo la sua serata magica con un’altra rete.

Il piccolo Genoa perde ancora, finisce al terzultimo posto ed è chiaro che se non si dà una mossa rischia grosso. I rinforzi invocati da Sheva e dai tifosi e promessi dai nuovi proprietari del club rossoblu, rischiano di arrivare in ritardo per una salvezza ancora più che possibile a patto che a metà gennaio la squadra abbia più di 16 punti e poi si investa parecchio e non si sbagli quasi niente.  Per questo a Udine il Genoa deve fare il colpo altrimenti è durissima.

La forza della Roma peraltro certifica che anche Sheva potrà fare quel che può. Difesa a tre o a quattro non importa. Trequartista o due punte, neppure. Ormai tutto è stato provato. Il problema è che per Udine difficilmente la squadra recupererà Destro, che quando non c’è si vede e si sente. La tempesta perfetta insomma si abbatte sul Grifone nel momento in cui ci sono i nuovi facoltosi padroni del club che girano per la città, ma che però prima di 40 giorni non potranno fare niente, se non andare a caccia di qualche svincolato che si sta offrendo tipo Perotti. Da salvare nella sconfitta contro la Roma qualcosa c’è, come la conferma dell’impegno dei giocatori e il tifo incessante che ha spinto il Grifone oltre i suoi limiti palesi visti da tutti.

Sheva ha detto che c’è molto da lavorare ed è pure scontato che abbia sottolineato questo concetto ma ha fatto bene. Le illusioni negli spazzarle via subito. In generale un po’ di ordine si è visto, Biraschi, Masiello e Vasquez si sono battuti, Rovella e Cambiaso hanno fatto il possibile, Sabelli e Ekuban hanno corso, ma tutti sono sempre gli stessi di prima, qui di magie non ne fa nessuno. Per questo crogiolarsi sulla campagna acquisti di gennaio che toglierà le castagne dal fuoco, rischia di essere un pericoloso alibi, un terribile boomerang.

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