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Respinto l'ordine del giorno delle opposizioni che impegnava la Giunta a "non esercitare la facoltà prevista dalla legge nazionale per la presenza delle associazioni antiabortiste e pro life nei consultori"
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GENOVA - Mentre si infiamma a livello nazionale il dibattito sulla legge che ammetterebbe le associazioni pro vita nei consultori, Regione Liguria non dice no. Il Consiglio regionale della Liguria infatti ha respinto un ordine del giorno che avrebbe impegnato la Giunta Toti a "non esercitare la facoltà prevista dalla legge nazionale per la presenza delle associazioni antiabortiste e pro life nei consultori". Sono stati 17 i voti contrari (centrodestra), un astenuto (Forza Nord) e 12 favorevoli (centrosinistra e M5S).

Il documento proposto da tutte le opposizioni avrebbe impegnato la Giunta ligure "ad esprimere il proprio dissenso nelle sedi competenti, a cominciare dalla Conferenza delle Regioni rispetto alla norma", "soprattutto in considerazione dei rischi di violazione di privacy, riservatezza e rispetto dei diritti delle donne ex legge 194 e laicità del servizio pubblico". Inoltre "a rafforzare, nonostante i mancati trasferimenti e il sottofinanziamento statale, l'impegno di investimento nei consultori familiari in quanto strutture che rappresentano le sedi deputate a garantire la tutela della salute delle donne in un contesto di libertà e autonomia".

Prima di esprimere parere contrario l'assessore regionale alla Sanità Angelo Gratarola ha chiesto il ritiro dell'odg in quanto "la legge non è ancora stata pubblicata". "L'articolo 2 della legge 194 prevede già che i consultori familiari sulla base di apposti regolamenti o convenzioni possano avvalersi della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base o di associazioni di volontariato, che possano aiutare la maternità difficile - evidenzia Gratarola -. Il nuovo disegno di legge, affermando che le Regioni nell'organizzazione dei servizi consultoriali possono avvalersi senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica del coinvolgimento di soggetti del terzo settore con una qualificata esperienza nel sostegno della maternità, così come proposto, parrebbe una 'ripetizione' di ciò che giuridicamente è già esistente, più che una vera innovazione dell'ordinamento. Mi pare un ordine del giorno prematuro, non appena la legge sarà disponibile alla visione, sarà oggetto di valutazione da parte degli uffici tecnici regionali".