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Nella sua deposizione davanti alla Procura Federale del 12 aprile scorso, Omar Milanetto, racconta del suo addio al Genoa, partendo dall'episodio del derby: 

«Prima di quella gara in città si diceva che anche  il sindaco avesse caldeggiato una permanenza di ambo le squadre genovesi nella serie A, e ciò può aver condizionato la tifoseria… Noi calciatori garantimmo che avremmo giocato alla morte, trattandosi del derby… Dopo il pareggio della Sampdoria i tifosi iniziarono decisamente a contestarci, temendo, penso, che quello che si era paventato si stesse verificando. Un tale atteggiamento era per me assurdo e per questo motivo alla rete della vittoria all’ultimo minuto di recupero non seppi trattenermi per la rabbia di quanto avevamo fatto in precedenza, e inveii contro il pubblico della Gradinata Nord. Ricordo che una reazione simile ebbero anche Marco Rossi e Criscito».

La gradinata,però, non perdonò Milanetto, che aveva anche scritto una lettera di scuse, comparvero anche scritte contro di lui e, il primo giorno di ritiro chiese lumi si quanto accaduto a Marco Rossi. Il quale, nella sua deposizione del 19 aprile, spiega: "Milanetto alludeva al fatto che io potessi essere intervenuto sulla tifoseria al fine di esortarla nel favorire la sua partenza". Una diffidenza che incrinò i rapporti tra i due. 

Milanetto poi conclude: "Quando lasciai il Genoa feci un brindisi con i compagni ma Rossi non intervenne".
 
Nei verbali si parla anche di Lazio-Genoa. Milanetto racconta di non aver visto Zamperini e sugli zingari aggiunge: "Mai conosciuto nessuno di loro". Sul presunto incontro in un locale milanese Milanetto ricorda come si trattasse di un luogo frequentato da molti giocatori dove si festeggiava l'addio al celibato di Dainelli e di non aver incontrato nè Bellavista nè Tisci. Milanetto ha negato anche di conoscere Gervasoni.