Ma a chi regala i suoi voti il presidente del consiglio regionale Rosario Monteleone? Al Pd, come abbiamo letto alcuni giorni fa o al Pdl come invece abbiamo letto pochi giorni dopo?
Il dilemma sta agitando i sonni dei liguri che in questi mesi di un’ orrenda campagna elettorale non hanno fatto altro che porsi questa domanda: dove andranno i voti di Rosario. Centinaia di pensionati in fila alle Poste, centinaia di impiegati in fila agli sportelli di Equitalia, centinaia di giovani in cerca di lavoro, massaie alle prese con la spesa, medici ai letti dei malati, oranti suore di clausura, dalla mattina alla sera vagano per la Liguria, smarriti dall’incubo del voto svolazzante di Rosario, un po’ di là, un po’ di qua, forse più su, forse più giù, agli uomini genovesi di Bersani o a quelli di Biasotti?
Una brezza leggera che trasporta le schede elettorali di questa povera regione schiacciata da altri incubi: Ilva, Finmeccanica, Ericsson, eccetera. Una brezza di fogli che come le foglie morte di Cosma e Prévert “se ramassent à la pelle” cioè si raccolgono con la pala.
E se finissero al professor Giannino per consolarlo dell’abbandono clamoroso del “collega” Zingales dopo la vicenda della presunto master farlocco a Chicago? O A Ingroia? O al saldo compagno Ferrando?
Il dilemma ci scuoterà ancora fino a lunedì pomeriggio.
E scuoterà anche le parrocchie dove disorientati sacerdoti, oltre alle ansie di un papa dimissionario devono misurarsi con gli svolazzi di un voto che, evidentemente, si può ancora comandare a distanza.
E sgraneranno davanti agli altari il loro rosario. Oh, pardon!
Politica
Il Rosario dei voti svolazzanti
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