Oltre al film di Sorrentino, si parla molto italiano anche in un'altra pellicola in concorso che pero' batte bandiera francese. Non solo per la citazione nel titolo, 'Un chateau en Italie', ma per la regista, Valeria Bruni Tedeschi, l'unica donna in concorso, e soprattutto per il fatto che la sorella dell'ex-premiere dame Carla Bruni interpreta proprio un personaggio italiano che si divide tra Parigi, dove abita, e la sua famiglia, di origini nobiliari ma decisamente decaduta e a corto di soldi, che vive nella sontuosa dimora ancora posseduta nel paese natale.
Un film che qualcuno ha definito giustamente un'autofiction perche' la finzione si mischia fin troppo con la realta'. Giudicate un po' voi: Valeria interpreta un ex-attrice che si fidanza con un attore molto piu' giovane (interpretato da Louis Garrell, suo compagno da tempo, nella vita reale 30 anni lui, 49 lei) che a sua volta e' figlio di un regista (come Louis e' figlio del grande Philippe, tra i maestri della Nouvelle vague). In piu' la protagonista ha un disperato bisogno di maternita' che non riesce a soddisfare a causa dell'eta' (Valeria e Louis hanno di fatto adottato quattro anni fa una bambina senegalese), la famiglia fittizia ha anch'essa un doppio cognome, Rossi Levi, la casa di Castagneto Po dove il film e' stato girato e' realmente appartenuta alla famiglia Bruni Tedeschi e la madre e' interpretata da Marisa Borini, vera madre della regista. Insomma, manca solo proprio Carla Bruni e sarebbe interessante sapere se le sia stata offerta o no una parte nel film dove al posto di una sorella c'e' un fratello, Filippo Timi, ammalato di Aids, cosi' come di Aids e' morto il vero fratello di Bruni Tedeschi. E meno male che aveva detto : 'Fare film non e' psicanalizzarsi'.
Quello che ne e' venuto fuori e' un piccolo drama da camera irritante e incapace di commuovere, con alcune scene francamente discutibili (una su tutte, quella in cui la protagonista dopo aver provato l'inseminazione artificiale entra in una chiesa e si versa l'acqua santa sulla pancia alla ricerca di un malinteso aiuto divino), leggero e falsamente ironico che se non altro ha il merito di farci riascoltare Fred Buscaglione e rivedere, nei titoli di coda, Rita Pavone-Giamburrasca cantare 'W la pappa col pomodoro'. Ma e' un po' poco, direi. (Dario Vassallo)
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L'irritante auto-analisi di Valeria Bruni Tedeschi
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