
Di qui il cambio di strategia: non più i contratti di solidarietà che allo stato attuale non basterebbero a salvare il teatro, ma una cura più energica. Per chiudere il bilancio 2013 in pareggio servivano tre milioni e mezzo, ma ora il deficit è aumentato.
I dipendenti hanno dato mandato ai sindacati di proseguire nella trattativa cercando una soluzione che salvaguardi i posti di lavoro. L'idea dei sindacati è di ripartire dal piano economico e artistico triennale per capire quali strategie siano previste per riportare poi la Fondazione fuori dal tunnel. "Bisogna - spiega Gianni Pastorino della Cgil - lavorare anche sul contenitore con la disponibilità ad aprire il teatro, salvaguardando la programmazione ufficiale, ad altre soluzioni che favoriscano anche un'apertura nei confronti della città. Si sta studiando ora di affittare l'ottavo piano. Il problema è che questo edificio costa davvero tanto". La crisi del Carlo Felice rischia di coinvolgere anche altri soggetti che ruotano intorno alla sua attività: la Siram, ad esempio che cura la parte elettrica dell'edificio è creditore di circa due milioni e dovrà a breve ricorrere alla cassa integrazione.
IL COMMENTO
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