cronaca

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Allarme rientrato sull’ipotesi dell’iscrizione dei due marò italiani nel registro dei soggetti perseguibili in India con la pena di morte per “atti di pirateria marittima”, apparse questa mattina sull’Hindustan Times. Lo stesso governo di Nuova Delhi ha smentito l’indiscrezione. 

"Il caso di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre non rientra tra quelli punibili con la pena di morte”. Lo ha annunciato il portavoce del governo, Syed Akbaruddin, il quale non ha confermato le indiscrezioni sulla consegna di un rapporto della Nia al ministero degli Interni in cui si chiedeva l'applicazione della legge. D’altronde, lo stesso Akbaruddin ha spiegato che “sebbene non intendiamo commentare informazioni di carattere speculativo, posso rinviare alla posizione espressa chiaramente dal ministro degli Esteri, Salman Khurshid, il 22 marzo in Parlamento”.

In quella data, Khushid escluse la pena di morte, aggiungendo che si applicava solo in “casi rari tra i più rari”. In particolare, il capo della diplomazia indiana aveva spiegato che “secondo una giurisprudenza indiana largamente applicata, questo caso non ricade nella categoria di quelle materie che richiedono l'applicazione della pena di morte, e cioè nei casi rari tra i più rari. Quindi non bisogna avere alcuna preoccupazione a questo proposito”. Akbaruddin ha poi confermato che “l'India intende rispettare l'impegno preso in Parlamento e che ogni decisione sarà valutata tenuto conto il quadro politico articolato in quella dichiarazione”.