economia

1 minuto e 30 secondi di lettura
Gli stress test della Bce potrebbero portare a qualche fusione fra banche italiane.

Lo ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, in un'intervista a Reuters Television, aggiungendo che Via Nazionale non intende comunque "disegnare la mappa delle aggregazioni o decidere come dovrebbe muoversi il mercato”.

L’affermazione di Visco, tuttavia, ha una enorme valenza anche su scala ligure. Banca Carige, reduce da un turbolento e profondo riassetto al vertice, è infatti uno dei sedici istituti italiani passati sotto la vigilanza della Bce e i problemi legati all’andamento dei conti (quelli del 2012 e del primo semestre 2013 sono oggetto di contestazione della Consob) e all’esigenza di una ricapitalizzazione, che per ora è stata indicata in 800 milioni (ma rischiano di non bastare) potrebbero riproporre lo scenario di Carige da mandare a nozze con qualche altro istituto.

Un’ipotesi che anni fa già si era affacciata e che poi venne accantonata, grazie all’acquisizione di Carisa, che diede maggiori dimensioni al principale istituto ligure, rendendolo un boccone difficile da ingoiare.

Ma ora lo scenario è molto mutato e le oggettive difficoltà di Carige, alle quali sta tentando di porre rimedio il nuovo management, a cominciare dall’amministratore delegato Piero Montani, fanno tornare d’attualità l’opzione.

Tanto più considerando un altro particolare: è vero che Visco esclude qualsiasi intervento di Bankitalia per indicare quali potrebbero essere le aggregazioni, ma è altrettanto vero che da anni l’orientamento di via Nazionale nei confronti di Carige, pur espresso attraverso una moral suasion soft, è quello di spingerla a fondersi con un altro soggetto. Insomma, l’ufficialità è una cosa, ciò che si muove sotto traccia è altro.

E intanto il titolo oggi ha perso l'1.42%.