
Un piano di accoglienza per dare informazioni e conforto e provare così a contrastare il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario che lavora nei pronto soccorso. Poche settimane e poi partirà in Liguria. Si tratta di figure già presenti che saranno armonizzate nei nove pronto soccorso della Liguria. "Stiamo approntando un piano di accoglienza che sarà disponibile ai primi di maggio in tutti i pronto soccorso di Regione Liguria. Ci saranno delle persone addestrate che saranno in grado di accogliere da un lato i parenti e dall'altro faranno da tramite tra i parenti e i loro cari che sono ricoverati nei pronto soccorso. Questo per alleviare quella sensazione di smarrimento che a volte i parenti hanno nel non sapere cosa sta succedendo al loro caro. Anche cose molto semplici" spiega l'assessore alla Sanità di Regione Liguria Massimo Nicolò a margine del convegno organizzato da Anaao Assomed che ha affrontato proprio il tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro in ambito sanitario.
Un'azione che si unisce a quella già messa in atto al San Martino e che andrà poi estesa anche agli altri ospedali della Liguria. Si tratta del Ps Tracker, la web app, sviluppata da Liguria Digitale, che consente il monitoraggio del percorso in Pronto Soccorso (PS) in tempo reale e da remoto, da qualunque dispositivo, da parte di una persona di fiducia scelta previo consenso all'attivazione del servizio. "Con queste due azioni cerchiamo di prevenire quelle situazioni di stress emotivo che hanno molti parenti, se riusciamo a venire incontro a queste esigenze pensiamo di poter ridurre quei momenti di tensione che possono sfociare anche in situazioni di aggressività" precisa Nicolò.
Il tema della salute e della sicurezza è stato affrontato nel corso del convegno con un focus che ha toccato diversi aspetti: dalle problematiche a quello della legge che si è rinforzata per punire in maniera più severa chi si rende artefice di atti violenti. Il segretario regionale Anaao Assomed Raffaele Aloi entra nel dettaglio: "Il mondo dell'ospedale è una piccola città e i rischi sono tanti: quello biologico, quello radiologioco, e poi c'è lo stress correlato in un periodo storiche che vede più uscite che entrate. Le aggressioni sono una bomba a orologeria che ci si aspettava soprattutto dopo la stasi post covid che ha rallentato le visite. La ricetta? Serve alzare il tetto di spesa a livello nazione. Altrimenti il problema è che non si diventa attrattivi per i giovani che oggi pensano anche al benessere legato alla vita fuori dal lavoro. Gli ospedali devono tornare a essere un luogo dove ogni medico ambisce a lavorare. Oggi abbiamo carenze per quanto riguarda i pronto soccorso, le chirurgie che hanno anche una forte appetibilità esterna e anche la psichiatria inizia ad avere sempre più problemi con tanti che preferiscono andare verso il provato".
"Se siamo arrivati a questo punto, con le aggressioni ai danni dei sanitari, vuol dire che c'è un problema sociale con la perdita di riferimento. La legge va a sanare il fatto quando questo è ormai successo ma ci sono una serie di criticità a monte con una situazione che fa sì che il cittadino individui il medico come un corresponsabile quando invece è una vittima anche lui di quello che non funzione. Bisogna chiedere investimenti in sanità per consentire ai medici di fare al meglio la propria professione" spiega il presidente dell'Ordine dei medici e chirurghi Alessandro Bonsignore.
Le recenti misure legislative hanno innalzato le pene per chi si rende artefice di atti di violenza. L'avvocato Micaela Modica spiega cosa è cambiato: "Il legislatore è intervenuto con delle misure urgenti che hanno apportato delle modifiche e introdotto novità in tema di arresto obbligatorio in caso di fragranza di reato e di arresto in differita. In caso di lesioni semplici le pene sono dai 2 ai 5 anni, in caso di lesioni gravo dai 4 ai 10 anni e in caso di lesioni gravissime dagli 8 ai 10 anni. Misure fortissime equiparate a quelle contro i pubblici uffici".
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