
La prima obiezione, dunque, è quella di essersi mosso a livello personale. Poi arrivano le conseguenti considerazioni, che in prima battuta esortano Merlo anche ad andare avanti: “Merlo è a fine mandato, ha condotto l'associazione nazionale, è vicino al Pd di Renzi, il relatore della legge portuale in commissione al Senato è del Pd: lotti per le sue idee in associazione così come nel Pd”. Ma, incalza Rossi, se Merlo questo non lo vuol fare, allora “lasciare Assoporti è una resa alla quale devono conseguire le dimissioni anche da Presidente dell'Autorità portuale di Genova che non può essere condotta da una persona demotivata che si sente di aver fallito il suo mandato. Se Merlo pensa di non avere più nulla da dare al Porto di Genova e al sistema portuale del Paese, pensi ad un nuovo ruolo perché è persona capace che può dare molto alla Liguria. Si candidi magari alle europee, sarebbe ottimo candidato e magari potrebbe difendere gli interessi della Liguria e del mondo marittimo direttamente da Bruxelles”. Proprio riconoscendogli il lavoro svolto, tuttavia, la nota di Rossi chiude in tono distensivo: se Merlo ritiene di poter ancora incidere con la sua azione “non porti avanti le sue dimissioni da Assoporti e convinca il suo partito di riferimento, prima che Assoporti stessa, a proporre quella forte innovazione di cui è portatore. Mai per lui il momento politico potrebbe essere migliore”.
Interpellato da Primocanale, Merlo non ha voluto rispondere a Rossi, limitandosi ad affermare: “Non capisco e non commento”. Ma la risposta è arrivata indirettamente, quando il presidente dell’Autorità portuale genovese ha ulteriormente chiarito: “Il porto di Genova rimane associato in Assoporti, sono io a dimettermi da vicepresidente di Assoporti, perché non condivido la linea individuata. Lo faccio per correttezza e non in chiave polemica, a maggiore difesa del porto di Genova, perché questo sistema limitativo e al ribasso imbriglia la principale realtà della portualità. Una cosa è la funzione associativa di carattere tecnico, che non discuto, altro è aver perso, come ha fatto Assoporti, la sfida di ruolo politico. Non ne riconosco la capacità di rappresentanza politica, perché avrebbe dovuto formulare una proposta legge riformista. Ha rinunciato a farlo, anche sotto mia gestione, ma tutti i porti non sono uguali e occorre rivendicare una classificazione e una forza diversa. Con la mia decisione – ha aggiunto Merlo - sarò più libero di esprimermi: Genova è all’interno dei principali porti europei, vuole essere assimilato a Rotterdam e, con tutto il rispetto, non a Manfredonia. In nove anni non è stata prodotta la necessaria riforma, la città si mobiliti per difendere questo tipo economia, visto che il porto ne resta un elemento trainante. So che la mia scelta è impopolare, ma il mio obiettivo è difendere porto e ritengo ci siano le condizioni per una riforma vera: vediamo chi vorrà questo e chi vorrà difendere interessi particolari, frammentari, limitati, che in qualche modo rischieranno di affossare l’economia portuale italiana”
IL COMMENTO
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