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Braccio di ferro all'interno del Pd sulla riforma del Senato tra i renziani e altri 22 senatori. Si profila un piano B per superare il bicameralismo perfetto e abbattere i costi della politica.


Domani verrà infatti presentato in Senato un disegno di legge costituzionale predisposto dai 22 senatori Pd (Chiti, Albano, Amati, Broglia, Capacchione, Casson, Corsini, Cucca, D'Adda, Dirindin, Gatti, Giacobbe, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Silvestro, Spilabotte, Tocci, Turano, Buemi).


Il provvedimento punta a superare il bicameralismo perfetto, tagliando in misura radicale i costi di Camera e Senato dimezzando i componenti della prima e riducendo a un terzo quelli dell'altra Camera, prevedendo precise e autonome competenze, senza sovrapposizione di ruoli e funzioni, confermando la piena e diretta sovranità popolare mediante elezione anche dei cento senatori.


Si tratta di 100 senatori (oltre i 6 della circoscrizione estero) eletti a suffragio universale e 315 deputati. Le due Camere potranno legiferare insieme solo su alcune materie tra cui riforme costituzionali, elettorali, leggi su ordinamenti Ue, tutela minoranze linguistiche. Il testo, che potrebbe raccogliere anche le adesioni degli ex M5S, prevede anche che la camera Alta possa disporre su materie di pubblico interesse, ma non potrà dare la fiducia al governo.


Si tratta, in definitiva, di una soluzione alternativa a quella di Renzi: quella del presidente del Consiglio, approvata dal consiglio dei ministri, è una proposta che si concentra sul Senato e non sfiora la Camera.