
Intanto, aveva già cominciato la sua escalation, con acquisizioni in Italia e all’estero. Il 1995 è l’anno dell’ingresso nel gruppo del centro siderurgico Italsider di Taranto. Nel 2009 di stabilimenti Riva (laurea ad honorem in Ingegneria meccanica) ne ha 38, con oltre 25 mila dipendenti e un fatturato che nel 2006 superava i 9,4 miliardi di euro. Nell’impero, anche il “mostro”, come i tarantini chiamano il complesso dell’Ilva, ex Italsider.
«Uno che i suoi stessi dipendenti definiscono “un padrone vecchio stile” - e quasi sempre è un complimento - ma che a sentirsi chiamare in questo modo, “padrone”, comunque s’offende: “Attento alle parole. A me la parola padrone non piace. Non sono nemmeno padrone di un cane»: queste le parole raccolte da Antonio Calabrò nel suo libro “Intervista ai capitalisti”.
“Io non sono un capitalista, ma un imprenditore industriale - ha detto in una delle sue rare interviste -. I capitalisti comprano le aziende, le risanano, le rivendono. Vanno in Borsa. Speculano. Io sono diverso. Sono un datore di lavoro». Il suo vanto? «Ho sempre aperto e comprato fabbriche e non ne ho mai chiusa una».
Sposato con Giovanna, sei figli. Un uomo “vecchio stile”. Nei posti di comando del gruppo fondato insieme al fratello Adriano solo figli e nipoti. Lontani dai salotti buoni, lontani dalla politica. Unico strappo: la risposta alla chiamata di Silvio Berlusconi dei «patrioti» nella cordata per l’Alitalia.
A contrassegnare gli ultimi mesi di vita di Riva la vicenda dell’Ilva di Taranto: l’ex patron di Ilva era ai domiciliari a seguito dell'inchiesta sul disastro ambientale a Taranto che, secondo l'accusa, sarebbe stato causato dall'Ilva. Per Riva è stato chiesto il rinvio a giudizio con altre 52 persone. Il 13 marzo la Procura di Milano aveva chiesto il giudizio immediato per l’ex patron dell’Ilva, per il figlio Fabio e per altre due persone accusate di associazione per delinquere e truffa aggravata nell’ambito di uno dei filoni di indagine sul colosso siderurgico. Al centro dell’inchiesta una presunta truffa ai danni dello Stato che avrebbe fruttato 100 milioni di euro.
IL COMMENTO
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