L’Università di Genova è a rischio commissariamento, previa la decadenza dei sui organismi di vertice, a cominciare dal consiglio d’amministrazione.
Questo perché, secondo alcune indiscrezioni raccolte, l’Ateneo non ha deliberato entro il termine dello scorso 30 aprile il bilancio consuntivo relativo all’esercizio 2013. L’adempimento è previsto dalle regole di contabilità alle quali l’Università di Genova si è sottoposta in anticipo, avviando la riforma complessiva della propria struttura.
Il caposaldo del possibile commissariamento è contenuto nella circolare numero 33 del 28 dicembre 2011 emanata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), laddove, al capitolo relativo alla “Liquidazione degli enti dissestati e commissariamento”, testualmente si legge: “…nei casi in cui il bilancio di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato non sia deliberato nel termine stabilito dalla normativa vigente, ovvero presenti una situazione di disavanzo di competenza per due esercizi consecutivi, i relativi organi, ad eccezione dei collegio dei revisori o sindacale, decadono ed è nominato un commissario…”.
La mancata deliberazione dei conti 2013 entro il 30 aprile è esattamente la situazione in cui viene a trovarsi l’Università di Genova, in contrasto con l’articolo 15, comma 1-bis, riportato dalla circolare con la specificazione che si tratta di un provvedimento “inserito dall’articolo 1, comma 14, del decreto legge n. 138/2011 convertito dalla legge 148/2011”. Secondo quanto si apprende, l’Ateneo sta ora cercando di correre ai ripari e assolvere rapidamente all’adempimento di bilancio facendo leva su un importante aspetto giuridico: termini e sanzioni nell’ambito degli ordinamenti contabili, infatti, tendono a essere interpretati come ordinatori e programmatici e non perentori. Quindi la sanzione per la violazione non sarebbe automatica. E’ evidente, tuttavia, che sono necessari provvedimenti urgenti per porre rimedio alla situazione.
In serata il rettore Giacomo Deferrari ha diffuso una piccata nota di replica, che testualmente riportiamo: “Posso tranquillamente smentire le prospettive catastrofiche suggerite dal vostro “articolo” sul bilancio di esercizio 2013 dell’Università di Genova e rassicurare tutti che si tratta solo di fantasie maligne e allarmistiche. Non solo l’Università di Genova, ma tutti gli altri Atenei transitati al nuovo sistema di contabilità economico-patrimoniale, previsto dalla c.d. Legge Gelmini, sono ancora in attesa di sottoporre il Bilancio di Esercizio 2013 (Conto Consuntivo) all’approvazione degli Organi di Governo. Questo per le ovvie e ben note criticità emerse in seguito al passaggio, dal gennaio 2013, alla contabilità economico-patrimoniale e al bilancio unico.
Il bilancio consuntivo sarà presentato entro il mese di giugno p.v., come previsto da decreto rettorale in data antecedente al 30 aprile u.s., che motiva adeguatamente la necessità della proroga. Di quanto sopra si è opportunamente data comunicazione al Collegio dei Revisori dei Conti dell’Ateneo, composto tra gli altri da un membro designato dal MEF, e al MEF stesso, che ne hanno preso atto. Passando dalla procedura alla sostanza, vale poi la pena di ribadire che i conti dell’Ateneo sono in ordine. Questa la realtà oggettiva delle cose. Resta incomprensibile perché qualcuno abbia interesse a travisarla e distorcerla, incrinando l’immagine di un’istituzione che dovrebbe essere cara a tutti i genovesi e i liguri”.
Alcuni chiarimenti. Primo: la smentita è una non-smentita, perché il rettore conferma che il bilancio consuntivo 2013 non è stato ancora deliberato. Secondo: una norma di legge, quella da cui trae spunto la notizia, non è una fantasia. Terzo: che altre Università abbiano “bucato” la data del 30 aprile non può essere motivo di consolazione se lo stesso ha fatto Genova. Quarto: il decreto rettorale non è prevalente su una norma di legge. Quinto: non abbiamo scritto che i conti dell’Ateneo non sono in ordine. Sesto: la realtà non è travisata né distorta, perché il consuntivo ancora non c’è. Infine – e sette come i peccati capitali – il mestiere di un giornalista è dare notizie, non quello di preoccuparsi se qualcuno abbia interesse che siano diffuse o meno, né quello di porsi il problema – accertato che la notizia sia vera - di nuocere o non nuocere all’immagine di un’istituzione pubblica. Che il primo sfregio, peraltro, lo subisce quando non si rispetta la scadenza della delibera di bilancio.
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Bilancio 2013, l'Università di Genova corre il rischio del commissariamento
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