politica

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Le elezioni in Liguria le ha vinte una sola persona: Giovanni Lunardon.


Fa il segretario regionale del Pd da alcuni mesi, ha fatto il segretario genovese nel momento più difficile per il partito democratico, quando alle primarie era lacerato tra il sindaco uscente di Genova, Marta Vincenzi e l'agguerrita senatrice Roberta Pinotti, nel momento in cui il partito comandato esternamente da Claudio Burlando era precipitato in una selvaggia resa dei conti che aveva lo scopo di liquidare la prima cittadina e mentre a livello nazionale si consumava la fine di un'epoca: i dinosauri stavano spegnendosi e Matteo Renzi si apprestava a una sfida feroce con Pierluigi Bersani.


Lunardon, savonese dai modi garbati, dall'understatement che gli deriva probabilmente dalla sua formazione d'archeologo, mediatore senza mai diventare artefice di bassi compromessi, viene chiamato a sciogliere una complicata treccia di nodi, alcuni dei quali potevano facilmente trasformarsi in scorsoi.


Lunardon ha lavorato con la flemma di un inglese, spesso criticato per la sua presunta freddezza da qualche notabile in disperata crisi di nervi da perdita di potere. Freddezza che gli ha consentito, invece,  lucide valutazioni e scelte non facili.


Ma la carta vincente del giovane politico oggi in rapidissima ascesa è stata l'onesta intellettuale e politica. Lui, cuperliano, non ha mai cambiato bandiera e quando Renzi si avviava velocemente alla conquista del partito, non ha fatto come molti liguri Inossidabili: non è salito con la velocità del furetto sul vagone del vincitore. E' rimasto al suo posto, da cuperliano, a gestire saggiamente il trionfo del leader nazionale nella terra meno renziana d'Italia, diventando ormai l'unico vero punto di riferimento nella nostra regione per il premier.
Oggi non ci sono né renziani doc, né renziani "ferroviari" (quelli saliti sul vagone in corsa, per capirci) che possano avere a Roma più crediti e ascolto fidato dell'archeologo nelle cui mani resta un futuro difficile: governare la campagna elettorale delle regionali, quindi individuare una candidatura magari unitaria che vinca facile e tenga il gruppo dirigente insieme.


Ce la può fare se manterrà la sua indipendenza dalle conventicole del partito.
La forza ce l'ha perché il risultato elettorale in Liguria dice questo con chiarezza e qualsiasi altra intepretazione di parte o geografica è del tutto inutile.