economia

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Maruska Piredda e Raffaella Della Bianca hanno presentato due iniziative consiliari sulla mancata retribuzione dei compensi di maggio ai collaboratori dei gruppi consiliari della Regione Liguria che si sono candidati alle elezioni Europee ed amministrative. “Incomprensibile decisione, ma se la ratio è questa venga applicata anche ai consiglieri candidati".

Le due consigliere regionali iscritte al Gruppo misto si chiedono in una nota congiunta "quali provvedimenti il presidente Burlando e la giunta intendano prendere a tutela del sacrosanto diritto, costituzionalmente garantito, all’esercizio dell’elettorato passivo dei lavoratori dei gruppi consiliari e, contestualmente, il loro diritto a essere retribuiti. Per come è stata applicata la disposizione, sia nel metodo che nel merito, sorgono palesi dubbi su come possa essere ammesso che questi lavoratori vengano privati della retribuzione a loro dovuta da contratto semplicemente per una scelta: perché hanno deciso di candidarsi con questo o quel partito, con questa o quella lista civica, magari nel Comune di appartenenza, semplicemente applicando il diritto di elettorato passivo».

Nel merito, la decisione presa dalla Regione è frutto dell'applicazione di una norma del governo Monti sul finanziamento dei gruppo regionali. "Questa disposizione, oggettivamente non chiara e presumibilmente di ben diversa ratio – spiegano Piredda e Della Bianca - è stata applicata, in via prudenziale, sospendendo la corresponsione delle retribuzioni ai lavoratori impiegati dai gruppi consiliari della Regione Liguria senza distinzione alcuna, cioè quelli con contratti di lavoro dipendente, che magari non hanno mancato neppure una presenza dal posto di lavoro per l’intero periodo della campagna elettorale – sia con contratti di collaborazione a progetto, che quindi lavorano senza vincoli di orario né di presenza".

La disposizione, così come applicata, "appare costituzionalmente illegittima, dato che discrimina alcuni soggetti, che esercitano il proprio diritto di elettorato passivo, a seconda di chi sia il datore di lavoro. Ricordiamo che l’esercizio del diritto di elettorato passivo è non solo un diritto costituzionalmente garantito, che deve essere tutelato, ma anche un servizio svolto a favore della collettività".

Per entrambe le consigliere si tratterebbe quindi di "un ricatto inaccettabile che se verrà confermato nei fatti, cioè nella mancata retribuzione dello stipendio di maggio, relegherà i dipendenti dei gruppi consiliari a una condizione di cittadinanza castrata, privata cioè del diritto di fare la più palese scelta civica: quella di partecipare alla vita politica".