economia

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I clienti dello Ior nel prossimo futuro dovranno tutti dimostrare di pagare le tasse nei propri paesi d’origine, a cominciare dall’Italia. Lo Ior, insomma, non funzionerà più da paradiso fiscale. Ad annunciarlo è il presidente uscente dello Ior, Ernst von Freyberg che lascia dopo appena 17 mesi. "Certamente, è stato un onore servire qui, servire il Santo Padre, se mi chiede se lo rifarei, rispondo: certamente" .

"In questi mesi è stata scritta una bella storia, ed è stato percorso un bel cammino. Abbiamo offerto al Papa la possibilità di non avere soltanto un’unica opzione, cioè quella di chiudere lo Ior. E, infatti, ad aprile, il Papa ha deciso che lo Ior va avanti. Questo grazie anche al nostro impegno". Secondo Freyberg "la reputazione non può mai essere migliore dei fatti, abbiamo conosciuto la nostra clientela, abbiamo chiuso i conti di persone che in base alla decisione del consiglio d’amministrazione non ne avevano più diritto, abbiamo fatto indagini, abbiamo fatto 200 segnalazioni di operazioni sospette. Oggi sappiamo che non ci sono conti cifrati e non c’è il ‘nero’ delle grandi famiglie italiane. D’ora in poi, insomma, lo Ior sarà molto meno interessante per i giornali. Diventerà più noioso".

Infine la questione dei costi della trasparenza
: quanto è costata Promontory, la società americana che ha revisionato tutti i conti? Per la prima volta svela il mistero. "È costata 8,3 milioni di euro. Ma non ha fatto consulenza, ha svolto un lavoro che per vent’anni non era mai stato compiuto". Poi annuncia: "Tutti i clienti in futuro dovranno pagare le tasse nei propri paesi d’origine: dovranno pagare le tasse in Italia, negli Stati Uniti, e così via. E dovranno dimostrarcelo".