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Domattina, alle 9.30, cominceranno le dichiarazioni di voto per il primo sì di Palazzo Madama alle riforme costituzionali. E oggi si andrà avanti senza soste, anche oltre la mezzanotte. Alla Camera, nel frattempo, si lavora sulla riforma della Pubblica Amministrazione.

La seduta non-stop è stata annunciata da Pietro Grasso, presidente del Senato. Col tour de force si arriverà domani al voto finale sulla riforma di Senato e titolo V della Costituzione, che riguarda il rapporto Stato-Regioni. Questa tempistica è stata decisa in nottata dall'assemblea dei capigruppo convocata dopo le nuove bagarre in aula e dopo che il governo era stato battuto su un emendamento di Sel.

Intanto la Camera ha confermato la fiducia al Governo posta sul decreto Pa: 346 sì, 177 no e otto astenuti. Montecitorio passerà ora in esame il testo emendato dal Senato, quello senza la "quota 96" per i pensionamenti anticipati nel comparto scuola.

Nella notte è stato approvato a Palazzo Madama l'emendamento Sel che darà al nuovo Senato poteri sulla tutela delle minoranze linguistiche, rendendola una materia di competenza bicamerale. Il senatore grillino Vito Crimi ha annunciato che il M5S "continuerà a non votare".

Tra le modifiche già approvate: il referendum propositivo o d'indirizzo, l'eliminazione della legislazione concorrente tra Stato e Regioni, il Presidente della Repubblica eletto senza i delegati regionali, le firme per il referendum riportate a 500mila, la soppressione del Cnel e delle Province e l'abbassamento a 150mila firme (non più 250mila) per le proposte di legge popolari.