cronaca

1 minuto e 47 secondi di lettura
Sono quattro le persone ricoverate all'ospedale madrileno Carlo III-La Paz per ebola: oltre all'infermiera ausiliaria di 44 anni, ricoverata con una diagnosi conclamata, ci sono altre tre persone sotto osservazione. E' quanto ha detto il gestore dell'ospedale, Rafael Perez-Santamarina, in una conferenza stampa.

Il secondo caso di contagio per ebola in particolare s
i tratterebbe, come il primo caso, di un'infermiera dell'ospedale Carlo III. La donna si è messa in contatto con il servizio di emergenza della comunità, per sintomi di febbre. Trasferita nello stesso nosocomio, dove sono stati assistiti i due missionari spagnoli rimpatriati dalla Sierra Leone e poi deceduti, l'infermiera è stata messa in isolamento e sottoposta agli esami per la conferma della diagnosi.

Il ministero della sanità sta cercando di individuare le "fonti del contagio" del'infermiera di 44 anni di Madrid, il primo in Europa, che nella notte era stata trasferita dall'ospedale di Alcorcon al Carlo III-La Paz, nel reparto dove erano stati ricoverati i due missionari spagnoli rimpatriati dall'Africa e deceduti il 12 agosto e il 26 settembre scorsi. L'ausiliare di infermeria, che è in condizioni stabili e con la febbre alta, faceva parte dell'equipe di sanitari che ha assistito Miguel Pajares, di 75 anni, e Manuel Garcia Viejo, di 69 anni, entrambi religiosi dell'ordine di San Juan de Dios, rimpatriati dopo aver contratto il virus in Sierra Leone.

La donna, sposata e senza figli, dal 26 settembre, era andata in vacanza, conducendo una vita normale. Ma dal 30 settembre scorso aveva registrato sintomi come febbre e distonia, che ne avrebbero consigliato l'immediata applicazione del protocollo di isolamento. Il coordinatore del Centro emergenze del ministero della Sanità ha confermato che si sta redigendo una lista delle persone entrate in contatto con l'infermiera per porle in isolamento, così come già fatto con il marito della donna, durante i 21 giorni in cui possono svilupparsi i sintomi dell'infezione.

E' stata invece infettata in Sierra Leone una norvegese di 30 anni volontaria di Medici Senza Frontiere, per la quale è stato disposto il rimpatrio in Norvegia. Proprio in Sierra Leone si registra il giorno più nero da quando e' esplosa l'epidemia, con 121 morti e 86 nuovi casi in appena 24 ore